lunedì, novembre 19, 2007

Cammino per la strada con Eddie, il mio cane (da quando ho iniziato questo rito della passeggiata mi si è aperto un vero e proprio mondo: a portare in giro il cane conosci un sacco di gente, vedi tante cose a cui normalmente non faresti caso, ma questo meriterebbe un post a parte...). Arrivo ad un incrocio. Eddie è intento ad annusare e nel caso ci fosse qualche odore interessante, a segnare il territorio. Io guardo se passano macchine... Poi con la coda dell'occhio vedo qualcuno che mi saluta da una di queste. Si ferma, abbassa il finestrino. Faccio per salutare caldamente anch'io...ma quando metto a fuoco, il mio sorriso, che di solito accompagna il saluto, un po' si spegne. Me ne accorgo e forse se ne accorge anche lei. Detto proprio sinceramente, non mi fa per niente piacere vederla e non mi capita spesso di provare questa sensazione.
So che non dovrebbe essere così ma per ora non riesco a perdonarla. Ha fatto male alla persona che adesso non c'è più e vorrei dirglielo proprio in faccia. Le vorrei dire che non ha cuore, che non si è comportata bene, che io so che ha fatto soffrire una persona speciale e che adesso sono ancora arrabbiata per questo. I suoi ultimi, patetici, ipocriti sforzi non sono stati un bel niente, non hanno avuto nessun significato, se non lavarle un po' la coscienza.
Ma non dico niente. Ho aspettato fino adesso e dovrò ancora aspettare, perchè non è il momento giusto... Ma lei intanto parla. Dopo un anno che non la vedo forse mi sta chiedendo q.sa...: "Ah, ti sei tagliata i capelli? Beh, stai molto meglio di prima!" .... Non potevo aspettarmi di più in effetti. Per fortuna non può trattenersi molto, è in macchina e dietro arriva gente. "Ciao!".
Rimango un attimo sul marciapiede, con l'amaro in bocca, quella sensazione spiacevole di esserti trovata un'altra volta in quella situazione che conosci già e che non ti fa star bene. Per fortuna Eddie pensa alle sue cose e ha altro per la testa. A volte è meglio non rendersi conto di quello che succede.

Faccio per attraversare, alzo lo sguardo e vedo una signora alla finestrella della sua cucina. Ha la luce accesa perchè ormai è sera e guarda fuori. Guarda le macchine, la gente che passa, forse anche me. E chissà a cosa pensa....chissà se pensa. Vista così sembrerebbe sola, ma magari si sta solo rilassando e le piace semplicemente guardare, osservare cosa accade devanti a casa, si sa mai che passi un'ambulanza o che capiti un incidente, insomma q.sa di interessante... Di certo non sarà stato interessante vedere il mio breve dialogo con la persona di prima.
Non è la prima volta che la vedo, la signora della finestrella, e quasi quasi mi sono un po' affezionata. E' rassicurante, non so come spiegare, come vedere d'estate il signore grassoccio che fa le parole crociate sul balcone o salutare il vecchietto della via vicino che ti dice sempre: "buongiorno nè!", o vedere il trans affacciato (o affacciata? non ho mai capito che genere bisogna usare con i trans, con tutto rispetto) alla finestra quando c'è il sole con a fianco, anche lei alla finestra, la sua cagnolina nera. Sono certezze, anche se superficiali, sono cose che sai che accadranno e che compensano le tue insicurezze, le tue instabilità. E nello stesso tempo sono esistenze che tu guardi da fuori e su cui puoi immaginare tutto quello che vuoi. Sono la cornice del posto in cui vivi che sembra sempre uguale ma che in realtà contiene un viavai di storie e di esistenze che cresce insieme a te.

Non so se questi due pezzi hanno un collegamento fra loro, forse no. Ma il post lo lascio lo stesso così (come dice quel comico in tele che adesso è sempre da Fazio la domenica), chissà che questo flusso naturale di cose e pensieri abbia un senso ... e se non ce l'ha, pazienza...

mercoledì, novembre 07, 2007

Mi butto in te
che sei la mia anima e la mia stella,
lo scrigno delle mie paure e dei miei segreti.

Con te la realtà si fa foschia,
la certezza, illusione.
I contorni delle cose si fanno sfuocati.

Tu che consoli gli occhi stanchi,
li illudi della bellezza eterna,
dell'immobilità perfetta.

Ti consegno le mie debolezze
perchè so che con te diventeranno radici,
anime nascoste della vita.

Ogni tua piccola goccia rianima la speranza.
Proteggimi da tutto ciò che è brutto e mortale,
e mostrami la tua infinita bellezza.


E poi c'è una canzone che dice:
"Real life is so hard/we hide in the stars".
E mi fa pensare che per ognuno "le stelle" sono qualcosa di diverso...

lunedì, ottobre 29, 2007

A volte è bello ubriacarsi della gente.
La esplori da cima a fondo, cercando se possibile di non farti accorgere. Vengono fuori le paure più profonde, i sogni, le debolezze. Dietro ad ogni corazza si scorge sempre "un'anima fragile". E non fragile perchè debole, ma perchè una volta che è nuda non può più coprirsi, una volta tolta la corazza non si può più difendere. E tu non sei lì per attaccarla...sarebbe da cinici...ci fai solo un giretto dentro. Per un attimo sei l'altra persona. E' come una conquista, è una voglia incontrollabile di empatia che non porta a niente se non a conoscere una persona.
(Da dove verrà poi questa fissa...
Cosa me ne faccio poi di tutte queste paure, delle speranze, dei problemi o delle felicità di ognuno... Non lo so... Ma mi rende felice. Non tutto deve avere una spiegazione, no? Ci possono anche essere cose irrazionali che sono così e basta.)
Ci sono persone che si arrendono in un minuto, altre ci mettono un po' di più, qualche mese, un anno, due. Ma non c'è mai fretta. Anche l'attesa è bella perchè scruti la persona cercando di indovinare e immaginando quello che sta nascondendo.
E sia anche chiaro che io non voglio vedere proprio tutto, sarebbe pericoloso. Mi basta quel tanto che mi permetta di girarci dentro e poi uscire. Un po' come "Essere John Malkovich", senza soldi però e senza smania di essere l'altra persona. Solo guardare ed emozionarmi con lei.
Immaginare, conoscere ed emozionarsi. Mi basta. E' il mio piccolo, grande peccato;-) Un peccato che mi lascia un grande tesoro.

giovedì, ottobre 18, 2007

Povero principe,
i tuoi sorrisi ormai bagnati dalle lacrime
inteneriscono queste colline
che ormai sono il tuo nido,
il tuo obbligato rifugio.

Il tuo dolore spezza l'unica rosa
rimasta nella stanza
e la gioia amara di questa serata
vagheggerà solitaria
nei ricordi più recenti.

Povero principe,
tu che danzavi e correvi
fra coppe di vino
e grandi banchetti
euforico amante ingannato dalla vita.

Se almeno il tuo sacrificio
fosse visto dagli dèi
essi ti manderebbero
un soffio di leggera rugiada
per curare le tue ferite.

Se almeno le piante
che tutti i giorni ti fanno compagnia
potessero prendere vita
ti donerebbero un po' della loro linfa
per curare il tuo male.

Ma tu sei un principe,
presto nascerà un bocciolo dentro di te,
soffice e caldo profumo di riposo,
gli occhi si chiuderanno per godere del sonno
per poi aprirsi con le prime, flebili luci
dell'alba.

lunedì, settembre 24, 2007

A volte torna
Per lei che ancora c'è

E' una settimana di quelle che ti succhiano l'anima, immersa fra mille libri, mille pensieri e mille preoccupazioni. I miei non ci sono, la casa, i cani, lo studio...Poi una telefonata. E' una signora che cerca una certa Pepa...no, le dico, forse ha sbagliato numero. No, non credo, mi dice, mi hanno dato proprio questo. Intanto mi parla e la sua voce non mi sembra più così estranea. L'accento comincia ad essere più familiare e finalmente ci arrivo: la signora mi chiama da Nonantola, il paese dov'è nata mia nonna, vicino a Modena.
Mi spiega che il giovedì sarebbero venute su un gruppo di mondine, amiche di mia nonna Pina, che per loro è Pepa (quanti nomi per una persona: Pina, Pepa, Giuseppina, Pina conegrina - perchè mio nonno vendeva prodotti per la casa- un nome diverso per ogni persona che ti conosce, tanti nomi, tanti io? Mah...), e avrebbe fatto piacere a tutte vedere me o mia mamma. Mia mamma non c'è, le dico. Allora vieni tu! mi risponde.
Metto giù e faccio un salto nel passato. L'anno scorso, in questo periodo, era andata mia nonna ad accoglierle e probabilmente si erano commosse ricordando i belli ma anche faticosi tempi passati. La povertà, la miseria, come diceva lei, sempre a piedi scalzi, o in mezzo ad una risaia dura, sotto il sole, le zanzare, qualche biscia. Avanti e indietro con la bici, così giovani e lontane da casa (da Nonantola a Vercelli), dalla mamma he piangeva per loro, dagli ambienti familiari, dall'affetto di una terra accogliente, di una paese vivo e solare, dalle musiche allegre. Eppure erano bei tempi, diceva: le risate, i canti, gli amori, le amicizie forti, intense. Tutte donne, solidali tra loro, perchè non avevano niente da perdere e niente da guadagnare. Erano una grande famiglia. E adesso questa famiglia cerca me.
Allora il giorno stabilito mi presento: sono tantissime e mi accolgono come se fossi mia nonna, a braccia aperte, mi baciano, mi abbracciano, mi danno dei fiori da portare lì, dove adesso la loro compaesana riposa. Si commuovono vedendomi e io sono contenta di parlare con delle amiche care di mia nonna che in un attimo sono diventate anche amiche mie. Mi cantano una di quelle canzoni che accompagnavano le loro giornate nei campi e intanto mi guardano. Mi commuovo e penso che è incredibilmente bello quanto una persona si possa lasciare dietro, quanto la sua vita possa continuare ad esserci ancora dopo la morte. Perchè lei in quel momento è fra loro, nel loro canto, nelle loro parole, nei loro pensieri, sul mio viso, nel mio cuore, nell'aria di questo grande salone pieno di amiche, di bellissime donne che la ricordano insieme a me.
Poi le saluto, con sincero affetto, ed esco. Sistemo il vasetto di fiori nel cestino della mia bici e mi giro a guardarle dalla finestra. E una è lì che mi guarda, mi saluta ancora una volta, con gli occhi pieni di lacrime. Per una attimo tutti i pensieri pesanti mi hanno lasciato, il loro affetto, dono di mia nonna, mi ha fatto respirare leggerezza. Le sorrido e poi vado verso casa, felice che sia tornata a trovarmi.

venerdì, settembre 07, 2007

Dedicato a Rendl.
A proposito di tempo, di ruote e di linee rette:

«Pensar que en esta vida las cosas della han de durar siempre en un estado es pensar en lo escusado, antes parece que ella anda todo en redondo, digo, a la redonda: la primavera sigue al verano, el verano al estío, el estío al otoño, y el otoño al invierno, y el invierno a la primavera, y así torna a andarse el tiempo con esta rueda continua; sola la vida humana corre a su fin ligera más que el viento, sin esperar renovarse si no es en la otra, que no tiene términos que la limiten.»

Non ci avevo mai fatto caso, ma rileggendo il Don Quijote mi sono accorta che anche Cervntes riflette esplicitamente sul tempo (in II, LII).
Le cose in questa vita girano in tondo, come un cerchio: iniziano il loro percorso e poi tornano al loro punto di partenza. Tranne le vita umana, che scorre come una linea fino ad arrivare alla fine. Per poi rinnovarsi nell'altra vita, quella eterna, che invece non ha mai fine.
Il tempo quindi è uno spazio...circolare, rettilineo, e poi un tutto immobile, potremmo dire come dei puntini fermi su se stessi.

E a pensarci bene questre tre rappresentazioni del tempo e dello spazio sono anche tre modi diversi di pensare alla vita e alla morte: la vita che ritorna (con un figlio o addirittura con la reincarnazione); la fine totale e permanente della vita; e la speranza nella vita eterna...(e direi, fortunato chi ci crede!).
Ma questo post potrebbe essere eterno perchè i tre cronotopi (grazie Bachtin) si possono incastrare in modo infinito.
Potrebbe anche verificarsi che le tre situazioni accadano nello stesso momento: io rifaccio la stessa cosa di ieri ma in modo diverso e proprio perchè la faccio rimarrà segnata nel tempo in eterno, anche se nessuno mi vede.
Mah...

domenica, settembre 02, 2007

La domenica in periferia è tutto silenzio.
Si riesce a sentire persino il rumore delle foglie che corrono sull'asfalto, gli uccelli sugli alberi e i passi del mio cane (il mio "muntunìn", come dice mia zia) sempre intento a catturare lucertole, sotto questo sole ancora caldo.
Poi entro in una stradina di campagna, qui il silenzio è rotto dai grilli tutti indaffarati nelle loro cose di ogni giorno, dalle foglie di granoturco (che forse è quasi ora di raccogliere) e dalle parole che piano piano affiorano dai miei pensieri. Cosa dicono? Penso con calma e mi godo ancora il sogno della notte prima. Mi rimarrà ancora per un po' e lo rivivo senza fretta.
Una mano sfiora un'altra, le sta raccontando dell'azzurro e del rosa, del rosa e del marrone, di petali che si lasciano cadere, arresi, e della terra che le accoglie come un cuscino caldo e morbido.
I grilli continuano il loro canto.
La mano scivola, ha paura del bianco e dell'arancione, ma è sicura di quello che sta dicendo, e l'altra è sicura di quello che sta ascoltando.
Poi gli occhi, fermi, decisi...
e i petali toccano la terra,
niente di più e niente di meno,
una semplice e sincera carezza fra due labbra,
solo per un secondo,
o forse per anni.

Eddie intanto si è messo all'ombra di un cespuglio, accaldato e ansimante. Mi guarda come per chiedermi cosa fare e dove andare. Gli dico che forse dovremmo tornare alla realtà. Ma lui mi sorride, chiude gli occhi e si gode senza fretta l'arietta di settembre.

mercoledì, agosto 29, 2007

Sono dalla parrucchiera. Per una donna è un momento speciale, o per meglio dire, cruciale. Aspetto il mio turno e mi guardo intorno. Tra phone, lacche e forbici noto che in tutto il salone ci sono due ragazzi abbastanza giovani, sui 19 anni e un uomo. L'uomo passa abbastanza inosservato ai miei occhi. Uno dei ragazzi, magro, castano, con i capelli un po' ricci, dopo essersi lavato la testa si siede per tagliarsi i capelli. Davanti a lui una ragazza più o meno della stessa età molto carina: capelli lunghi mossi, labbra carnose ma non troppo, occhi azzurri. Bella, penserà il giovane ancora nel pieno dell'adolescenza... E invece il suo sguardo non si posa su di lei, che è lì di fronte a lui, comoda da osservare. Lui volta il capo verso destra, più in fondo....il mio sguardo segue il suo: ma chi ci sarà mai di più interessante??? L'altro ragazzo...concentrato a guardarsi, anzi a studiare i propri capelli. Si osserva pensando a cosa fare: tagliarli, oppure un po' di colore, mah chi lo sa...Penso: forse lo guarda perchè sono gli unici ragazzi, o forse perchè gli hanno messo in testa quella cuffia bucata per le meches che fa un po' ridere. Ma il suo sguardo persiste, anche quando lo spostano su un'altra sedia. Carino, penso, forse gli piace.

Poi mi faccio un po' di fatti miei, per non esagerare. Sfoglio qualche rivista e penso a come tagliare questi benedetti capelli, medi, corti...mah...che problemi...

Se questo fosse un film di Almodòvar, dei primi però (e l'ambientazione potrebbe starci) probabilmente i due ragazzi si avvicinerebbero e farebbero conoscenza. Si amerebbero tutta la notte e forse per un po' di anni, o magari solo per un giorno.

Se vivessimo in una socità veramente libera non ci sarebbe bisogno di manifestazioni o rivendicazioni sessuali. I due ragazzi potrebbero camminare per strada mano nella mano per poi guardarsi e sorridersi e non ci sarebbe niente di strano, tutto normale, come mille altre coppie vere o finte che ci sono in giro.

Se...ma per ora non è ancora così...

E poi magari i due ragazzi dalla parrucchiera non sono neanche come sembra e io sto viaggiando un po' troppo.

martedì, agosto 21, 2007

Quiero mi vida.
pero a veces pienso en las otras,
las que me he dejado atràs.
Pienso en las vidas que podrìan ser pero que no son.
Me imagino otra Silvia en Granada, otra en una ciudad de Inglaterra, otra en Pisa o en los Estados Unidos o quien sabe donde...
Pienso en el pasado de mi familila,
gente que cambiò de ciudad,
para trabajo, amor, hijos....
Me fascina la idea de otra vida,
pero sé que la realidad es otra cosa
e intento ser feliz de lo que tengo, de lo que puedo tener.
Y viajo cada dìa con la imaginaciòn,
a veces vuelvo a Granada, otras veces voy a Inglaterra, o otras en lugares que no existen.
Miro el cielo de mi ciudad y me voy muy lejos de aquì,
en mundos que conozco solo yo,
o que todos conocen pero en los que no quieren entrar,
donde yo me me encuentro a gusto.

Pero...sssshhh....es un secreto;-)

sabato, luglio 21, 2007

Un fantasma presto busserà alla mia porta
e io so che gli aprirò.

Lo aspetterò come sempre,
perchè prima o dopo torna,
invano tenerlo lontano.
Potrei evitare il suo pensiero
ma non il suo profumo.

Quando si tratta di fantasmi
non si può fare niente,
lo dice anche l'ultimo dei cavalieri,
(ormai mio migliore amico)
non puoi prevederli, sconfiggerli o respigerli.

Quando arrivano non li vedi,
come un soffio,
come un filo d'aria
ti sfiorano "il fiore del tuo segreto"
e tu rimani tramortito.

Fanno paura,
ma non puoi farne a meno,
flebili tremori dell'anima
come uno sbattere veloce di ali
di un' invisibile libellula in vaiggio.

Puoi correre più veloce che puoi,
ma loro sono già dentro di te.

giovedì, giugno 28, 2007

Si muove distrattamente fra un piatto e un bicchiere.
Con un abito da casalinga e il grembiule (che riempie abbondantemente) sembra rassegnarsi con piacere alla quotidianità. Ha negli occhi la speranza ormai passata di una vita diversa. Sarebbe bastata qualche serata in più a teatro, o in un bar a prendere un tè, o una gita romantica, che ne so a Vienna ad esempio. Si sposta con decisione verso il tavolo per togliere le briciole rimaste dopo il pranzo. Forse mi sarebbe piaciuto condividere i miei pensieri sul mondo con mio marito, invece... Beh adesso ad esempio è in sala che dorme... Ritorna al lavandino, senza alzare lo sguardo, falsamente concentrata nei piatti da lavare. La forte luce estiva entra attraverso la tenda e illumina la cucina. Sulle pareti dei piatti che ha decorato con passione e dei quadretti con le foto degli amati gattini, con a fianco una frase carina...una poesia? Forse sì... Ma chissà se qualcuno ha mai letto quelle frasi (o poesie?), chissà se qualcuno le ha mai detto :"Bella questa frase!". Il cagnolino tutto bianco le si avvicina e la guarda. Lei sa quello che vuole e in un attimo i croccantini sono nella sua ciotola. Lui scodinzola. Lei sorride con affetto. E la giornata prosegue come tante nel silenzio.

venerdì, giugno 22, 2007

In questa società di immagini veloci, di parole assordanti, di emozioni esasperate è sempre più difficile trovare persone che ascoltano.
Le parole si perdono negli occhi della persona a cui parliamo, che viene facilmente distratta da qualcuno o qualcosa evidentemente più interessante. Le nostre parole diventano suoni confusi e solitari anche alle nostre orecchie. E in quel momento ti chiedi che senso ha parlare. Tutta colpa del caldo, di quest'afa che soffoca anche la mente ...così dicono...sarà....
I dialoghi sono pieni di frasi interrotte, spezzate dall'indifferenza, dal "tanto so già quello che mi stai dicendo".
Tutti hanno bisogno di sfogarsi, di buttare fuori la rabbia o di capirsi, di far capire, di convincere...ma dall'altra parte chi c'è?
A volte torno indietro negli anni, molto indietro. Quel guscio di silenzio era molto rassicurante. Peccato averlo perso per strada.

venerdì, maggio 25, 2007

Io, R.D. e la sua Sonatina

In quanti si chiedono come sta la principessa?

"La princesa està triste ... qué tendrà la princesa?"

In quanti, durante la giornata,
si fermano
per un attimo
e osservano la persona che gli sta accanto?

Basterebbe un secondo per accorgersene....

"Los suspiros se escapan de su boca de fresa
que ha perdido la risa, que ha perdido el color"

Ma perchè è triste la principessa?

"quiere ser golondrina, quiere ser mariposa
tener alas ligeras, bajo el cielo volar"

Non tutti avrebbero voglia di chiederselo. O magari qualcuno ci ha pensato, però poi ... l'acqua bolliva, era già l'una ed era ora di buttare la pasta, e poi .... "A cosa stavo pensando? ... Non ricordo. Beh, lo stesso, si vede che non era importante. E poi adesso la cosa fondamentale è che tutti trovino il pranzo pronto".
Intanto però...

"en un vaso olvidada se desmaya una flor"

Ma in effetti forse era più importante preparare il pranzo ...
o forse no?

Ci muoviamo distrattamente, guardandoci di sfuggita.
Ci costruiamo gabbie di marmo, palazzi reali,
ci circondiamo di ori, pavoni, cigni,
ridiamo delle piroette di buffoni
e ci accontentiamo di parole banali di una "dueña parlanchina".
Ma la principessa non vuole tutto questo.

"la princesa persigue por el cielo de Oriente
la libélula vaga de una vaga ilusiòn"

Una vaga illusione....
In quanti si chiedono qual è l'illusione della principessa?
Per ora solo uno ...
A noi non rimane che leggere,
per imparare a guardare meglio.

sabato, maggio 19, 2007

Pensavo fossero stelle,
invece erano solo sussurri.

Tristi pagliacci vestiti da fieri cavalieri.
Sotto l'armatura
nascondevano bolle di sapone e palloncini colorati.

Pensavo fossero grida,
invece erano solo vaghi tremori.

Volevano conquistare regni,
ma sapevano solo fare capriole
e divertire i bimbi estasiati dai loro colori.

Nella notte di luna piena,
speravo di aver catturato
una timida falena estiva,
invece era solo
un vano piumino di primavera.

sabato, maggio 05, 2007

"Silvia riposa, dentro la stanza
con una mano sotto il cuscino
mentre di fuori spunta il mattino
che fra non molto la sveglierà"

La testa sul cuscino
e un altro cuscino sulla testa.
Non si sente più niente.
Si può decidere quando aprire gli occhi, senza fretta.
Cerco di capire che giorno è e che cosa dovrò fare oggi...
Niente, è sabato...bene.
Allora sto un po' nel dormiveglia ad intrattenermi con i miei pensieri:
"Quando mio marito è andato in pensione gli ho detto di prendersi un cane, così gli avrebbe fatto un po' di compagnia". No, questo non è un mio pensiero.
Si può parlare per mezz'ora da due marciapiedi opposti, sotto la pioggia?
Sì, si può, se l'altra persona ha una voglia incontrollabile di raccontarti del suo cane.

Sotto la pioggia (ma in macchina)... "secondo te, perchè fino a due giorni fa mi ha detto che stava bene con me e adesso non si fa più vivo?" Cerco di ricordare cosa le avevo risposto per consolarla. Qualcosa tipo che a volte non ci sono spiegazioni, bisogna solo accettare la realtà così com'è. Soluzione poco convincente, anche per me.

"quest'inverno le foglie non cadranno e tu non sarai sola
nel cercare te stessa tra le note di una viola"
forse questo l'avrebbe consolata un po' di più.

(La signora del marciapiede le avrebbe consigliato di comprarsi un cane. Non sarebbe stata un'idea malvagia...ma forse poco sensibile).

Sorrido fra i miei cuscini e cerco un altro pensiero.
"Non capisco questo silenzio. Cosa vorrà dire? Che non mi ama più? Allora è codardo, potrebbe almeno dirmelo". Può parlare un silenzio? Credo di sì, ma si può anche rischiare di interpretarlo male. Ma anche le parole si possono interpretare male. E allora come si fa a capire?
(La signora di prima consiglierebbe sempre l'adozione di un cane, e fin qui ci siamo. Ma il problema non è risolto).
In base a cosa decidiamo come comportarci con l'altra persona? In base a quello che ci è stato detto o a quello che non si è detto?
E quello che ci è stato detto, quanta importanza ha per noi, che abbiamo ricevuto il messaggio, e quanta per chi il messaggio l'ha trasmesso? È tutta una questione di "peso". Il peso che diamo noi alle parole può essere diverso da quello che altri gli danno. Basta saperlo e comunicare diventa più semplice.

Sta diventando una questione troppo complicata per un mattino di sabato...
I cuscini mi suggeriscono che a volte è bello non pensare e lasciarsi guidare da quel sesto senso che dicono che noi donne abbiamo (sarà vero poi? Mah...).

mercoledì, aprile 25, 2007


Ieri non capivo.
Oggi sì. O almeno credo.
L'amicizia....
Non sai cos'è fino a quando non incontri un amico.
Ma ogni amico ti dà un'amicizia diversa. Il problema non è nel capire com'è, l'amico, ma cosa vuole darti.
Ogni amico "è" quello che decide di donarti, quello che decide che tu debba custodire di suo. E tu sei come un registratore o come una telecamera sempre puntata che assorbe tutto quello che gli viene proiettato, senza aspettarsi e senza chiedere niente.
Il bello dell'amicia è il piacere di ricevere e di dare qualcosa di sé senza compromessi. Il piacere di ascoltare è infinito, ancora di più del parlare. Se ascolti attentamente ti si apre un mondo infinito. E tu ci puoi prendere quello che vuoi, il prezzo da pagare è solo un po' di empatia. Ogni amico è un "motore" (come dice Sergio) che ti fa partire verso nuove mete ogni giorno, 100 volte al giorno.
Ogni persona ha qualcosa di speciale, ma ogni amico è disposto a donarti questo qualcosa. É la generosità più commovente che ci sia, pari solo a quella del sole che ogni notte regala la sua luce alla luna, senza chiedere niente in cambio.

martedì, aprile 17, 2007

Hoy siento en el corazòn
un vago temblor de estrellas

Leggo questi stupendi versi del poeta granadino (mi querida Granada!) e mi viene in mente quello che mi ha detto ieri un amico spagnolo: a volte vita e letteratura vanno di pari passo.
Beh, Lorca deve aver immaginato che negli anni e secoli avvenire qualcuno si sarebbe sentito esattamente così, come lui in quel momento. E deve aver pensato che scriverlo avrebbe aiutato il suo lettore a definire in modo elegante ed estasiante il suo sentimento. Che bello dare un nome poetico alle cose!
Forse era primavera, come adesso, quando qui e come soprattutto a Granada comincia ad alzarsi quel vento caldo di profumi dolci, di aromi sensuali.

La rosa
no buscaba la aurora:

Avevi proprio ragione caro Federico,
la rosa

casi eterna en su ramo,
buscaba otra cosa

Cosa cercava la rosa?

Inmóvil por el cielo,

forse cercava qualcosa dentro di sé. Chi lo sa…
E noi cosa cerchiamo?

lunedì, aprile 16, 2007

Entro in casa di una persona molto speciale, che adesso non c'è più.
Il suo profumo è ancora nell'aria. Me lo gusto tutto, fino a quando ce n'è.
Mi guardo intorno, le sue cose sono ancora al loro posto. I triangolini fatti a maglia per la coperta, i sacchetti di carta e di plastica che custodiva (perchè non si butta via niente!), i biscotti del mattino nel barattolo.
Poi vedo un cofanetto rosso. Penso che dentro ci sarà qualche gioia, poca roba visto che non ha mai portato niente di oro. Apro ... e rido: una ventina di caramelle cioccolato e caffè. È vero, era golosa. Non diceva mai di no ad un dolce. In giro c'è ancora il cerchietto per tenere un po' in ordine quei capelli un po' scomposti, il pettine, la valigia dell'ospedale. Cambio stanza.
In camera da letto, nell'armadio, ci sono le sue maglie. Lo sguardo mi cade solo su quelle che le piacevano di più. Le altre non andavo bene: una aveva troppi fiori, l'altra troppo chiara, l'altra le maniche troppo corte, quella troppo lunga...quante storie! Beh, ognuno ha i suoi gusti. Anche ad 88 anni uno avrà diritto ad avere le proprie preferenze.
Mi giro verso il bagno, e la vedo mentre esce col suo bastone e le robe che ha appena lavato. Le dico: "Nonna vado, devo andare a studiare". E lei: "Uff, con 'sa studiè...Tò" e un po' scocciata mi porge il secchiello come per ordinarmi, senza una parola in più, di andare a stendere la sua roba. Così forse potrà perdonarmi per non poter stare ancora un po' con lei. E io vado volentieri, pensando che la nonna è bella anche quando si arrabbia.

lunedì, aprile 02, 2007

Nella notte di tramontana
petali di luna
come piccoli segreti
cadono sui tuoi occhi
e ti sussurrano parole di fuoco,
ti raccontano di passi lontani,
di gocce leggere.

Il rumore sordo della pioggia
occulta gli altri suoni
e l'unico pensiero che rimane
è un vuoto di senso,
la rabbia di non poter controllare
il tempo,
lo tuo tempo.

Ma presto la rugiada
rinfrescherà le tue palpebre,
le braccia si abbandoneranno
sotto la tiepida luce dell'alba
e un profondo respiro ti guarirà
dalle spine,
dolce e provocante dolore.

martedì, marzo 20, 2007

Il cielo è bianco e grigio e i capelli della gente per le strade sono mossi da un vento forte, prepotente. Ci sarà un modo per conoscersi? A volte cade un po’ di pioggia e poi si interrompe. Sembra il classico tempo inglese. Difficile distinguere i profumi, questo vento se li porta tutti via e non riesco a sentire il suo, che adesso cammina accanto a me. Ancora per poco. Poi ognuno seguirà la sua giornata, la sua vita. Ogni cosa ha un suo tempo. Nell’ultimo istante, prima dei saluti, cerco di capire cosa pensa. Bella pretesa! Chi pensi di essere, un indovino? No, certo che no, ma a volte attraverso gli sguardi, quelli che non controlliamo quando non pensiamo di essere osservati, si capiscono tante cose. Sì, ma in questo caso è impossibile. È vero. Cosa c’è di più forte di quella sensazione di vuoto che ti lasciano quelle situazioni che non riesci a spiegarti in nessun modo?
La gente cammina, qualcuno entra e qualcun’altro esce da un negozio. Belle quelle scarpe in vetrina. Sì, ma troppo care. Sì, ma come te la spieghi quella sensazione di prima? Bella e confusa, non so come spiegarla, forse è solo mia. Come si fa a sapere se in una certa occasione si condivide una sensazione con un’altra persona che conosciamo appena? Sarà una cosa che rimane lì, senza via d’uscita, senza risposta. Se la sarà portata via il vento, e non sarebbe male, e sarà andata insieme a tutte quelle cose che non hanno un nome. Ci sono cose che non hanno un nome? Sì un sacco… questa ad esempio.
Salgo le scale. Chissà però se un po’ci pensa anche lei, a suo modo…Non c’è modo di saperlo. Apro la porta. Ma a cosa deve pensare, se non riesci neanche te a trovare un nome per questa cosa? È possibile che si possa comunicare solo a parole? Certo che no, c’è anche il linguaggio del corpo, ma bisogna conoscere almeno un po’ anche l’altra persona. In questo caso la conosci appena. Sai che ha un cane, come te, che lavora in una casa editrice. Ma non è questo, non è importante questo. Sono solo le sensazioni a pelle che a volte contano, che fanno la differenza. Un misto di curiosità, di necessità di condividere un po’ di tempo. Il fatto è che non sempre si può scegliere come passare il tempo. Il più delle volte si è distratti, occupati dalla propria vita e si deve sempre rimandare ad un altro momento.
Mi preparo da mangiare e penso a quell’insolita coppia che ieri ho incontrato sul treno. Trentenni diretti a Roma. Immagino lei indaffarata nell’ufficio dell’avvocato, mentre parla come una macchinetta con la collega e lui a Cinecittà, ai provini di chissà quale film. La sera poi si incontrano a casa e magari si ricordano di me ieri. Ci ridono su. O magari lei continua a parlare incessantemente del “suo” studio, come se avesse già passato quel tremendo esame di stato da avvocato. Fuori è tutto buio e forse è meglio se smetto di pensare. Forse è meglio se per ora guardo un film.

mercoledì, febbraio 21, 2007

Quella sensazione lo inseguiva da quando li aveva conosciuti. I suoi due amici: lui e lei. Ragazzo e ragazza. Stavano insieme da molti anni ma lui li aveva incontrati solo un anno fa. E da allora non aveva potuto più farne a meno. Non riusciva a passare più di due giorni senza vederli. Al terzo giorno già li chiamava o magari erano loro a cercarlo, per andare al cinema, o per organizzare una cena. In quell'anno la sua morosa l'aveva lasciato. E la coppia gli aveva sempre tenuto compagnia.
Dopo tante serate divertenti e dense di parole, quella sensazione era diventata più intensa.
Come chiamarlo quel sentimento? Forse si era innamorato di lei? Non esattamente... O forse di lui.... la cosa lo spaventava ancora di più. Un 'outing' avrebbe sconvolto decisamente la sua vita: dirlo ai genitori, poi agli amici e poi.... no, non era neanche questo.
Forse li amava entrambi, di un amore che non assomigliava a nessuno di quelli che già conosceva: non era un amore fraterno, nè come quello che si prova verso la propria fidanzata, nè un desiderio passionale. Non poteva dargli un nome. Pensandoci bene poteva solo descriverlo.
Amava lei per le risate che si facevano, per il suo modo di scherzare, per come lo prendeva in giro....amava farsi prendere in giro in quel modo così sincero e buono. Amava andare a fare jogging con lei dopo il lavoro, guardare un film e parlare di donne, quelle che lui aveva avuto dopo che la morosa l'aveva lasciato. Amava la sua incertezza su tutto quello che faceva, la sua sbadataggine e il suo imbarazzo quando voleva chiedergli qualcosa ma non ne aveva il coraggio. In fondo era un po' così anche lui, nonostante le apparenze da ragazzo serio e sicuro di sè.
E amava lui per la sua sicurezza, la sua caparbietà nel portare avanti le decisioni. La sua rabbia a volte, il suo dolore per un'infanzia povera di affetti e condivideva con lui la relazione difficile col padre. Amava osservarlo mentre cucinava e immaginarsi già mentre avrebbe riprodotto anche lui, a suo modo, quel piatto. Amava farsi coccolare con quei piatti deliziosi che quando andava a cena da loro lui preparava.
Insomma, amava quella coppia perchè insieme rappresentavano se stesso. Lei era la sua parte più allegra, più spensierata, più divertente. Lui, quella più decisa, ma anche quella più chiusa, più arrabbiata col mondo, quella che soffriva di più.

martedì, febbraio 20, 2007

Dove sono i ricordi?
Nell'anima ... nel cuore? ... o forse negli oggetti?
È difficile afferrarli...
Forse, come i piumini di 'Amarcord':
vagano, vagano, vagano,
gironzolano, gironzolano, gironzolano.
Diceva così il vecchietto del film?
Beh, a proposito di ricordi, a volte anche se il ricordo non combacia esattamente con la realtà va bene lo stesso. Anche se il massimo sarebbe avere sempre con sè una piccola telecamera e filmare i momenti più normali della vita (di solito invece si filmano sempre quelli più speciali: i matrimoni, le feste...) perchè sono quelli che poi si vorrebbero rivedere all'infinito, quando le cose cambiano, quando non ci sono più. Come il protagonista di 'Dopo mezzanotte' che con una vecchia telecamera filmava il nonno, immobile, silenzioso, che pescava sul Po. Bello, come sempre, e per sempre.

lunedì, febbraio 19, 2007

Sono sul sedile posteriore di una Panda (comoda la nuova Panda!) ed è notte fonda. Sono con altre tre persone. Due amici dei tempi dell'università e una a fianco a me che ho conosciuto la sera stessa. Il discorso non mi interessa molto: quali e quante discoteche ci sono nel circondario, quali vanno di moda, perchè, e che gente ci va, ecc. Le discoteche.... siamo appena usciti da una di queste... come cambiano le cose. La cosa più importante oggi è mostrarsi. La discoteca è diventata come una vetrina. Sia ragazze che ragazzi si vestono perfettamente, tutto studiato, per farsi vedere. E te ne accorgi perchè non si guardano attorno, sono tutti concentrati a mantenere quell'immagine che poche ore prima avevano costruito di fronte ad uno specchio. In particolare mi colpisce un ragazzo muscoloso con una collana di perle al collo e due orecchini: uno di perla e l'altro pendente con una stella. Ah, e ha anche delle manette tipo play-boy nei passanti dei jeans. Si muove molto velocemente, a volte seguendo la musica, a volte parlando con i suoi amici e qua e là si "struscia" ad altri ragazzi (maschi). Una volta vedere un ragazzo che abbracciava un po' più del dovuto un altro era già uno scandalo, oggi no (e questa non è una critica, anzi). Però in questa epoca di disibinizione sessuale si tende un po' a confondere quello che si è da quello che si vuole far vedere. L'attenzione per l'immagine sta diventando un'ossessione, tanto che a volte ci si dimentica di quel piacere che si prova a conoscere una persona, al di là dei vestiti alla moda, dei capelli, di quei dettagli importanti ma non fondamentali. Boh, forse la mia è solo invidia per quelle persone che riescono sempre ad essere alla moda (ma non credo). Io invece ho sempre un look a-temporale.
Ritorno alla Panda perchè la ragazza che siede accanto a me scende per prendere la sua macchina. Ciao, ciao e noi continuiamo. Altro discorso interessante: meglio le rotonde o i semafori? (Aiuto!)... Il dialogo diventa un monologo del ragazzo che guida. Io preferisco perdermi di nuovo nei miei pensieri e la mia amica, che è seduta davanti accanto a lui, sembra stia facendo lo stesso perchè non apre bocca ormai da una mezz'ora.
Penso alla luce di questo strano sole di metà febbraio che entra prepotentemente attraverso le grandi vetrate e arriva sull'acqua. Su e giù, su e giù, la mano sposta l'acqua, tra un dito e l'altro passa senza fatica. I rumori tra una boccata e l'altra sono sordi, quasi svaniscono e anche l'immagine di me in piscina si perde nei suoi pensieri. Quanto pensa la gente mentre nuota? Credo molto perchè andare su e giù è divertente fino ad un certo punto. E poi questo vuoto momentaneo che si crea con la sospensione del corpo nell'acqua e con il silenzio ... già il silenzio.... in questa macchina non se ne parla proprio di stare in silenzio... il monologo segue imperterrito. Adesso siamo in periferia: "su questa strada ci sono sempre tante puttane", e io : "mah, questa sera non so perchè c'è la polizia, guarda lì" e lui "sì, la polizia, quelli ci vanno con le puttane", non l'avessi mai detto: e i poliziotti qui e i poliziotti là, e una volta mi hanno fatto questo e a mio papà hanno detto l'altro, invece i carabinieri sì che sono bravi ....., questa non la posso proprio tollerare: "Questo è un po' discutibile" replico io. E lui continua ancora di più e alzando ancora di più il tono e bla, bla, bla.... Non ce la faccio più ma non ho neanche voglia di rispondere, in fondo non me ne frega niente. Non riesco neanche più a ritornare alle mie immagini, ormai questo intruso mi ha rovinato la mia magia. Va beh, vorrà dire che guarderò la strada di questa "madrugada" che tra un pensiero e l'altro sembra lunghissima. Il buio e il suono della voce davanti a me, che ormai è diventato un ronzio, mi cullano e piano piano mi addormento. Buona notte!

sabato, gennaio 20, 2007

Ogni persona ha qualcosa di unico e stupendo.
Ci si può innamorare degli occhi di una persona, della sua voce,
a volte del suo modo di portare gli abiti che ha scelto,
del suo modo di guardarsi intorno,
o dell'espressione del suo viso mentre sta pensando.

Sentire la bellezza di ogni persona è come gustarsi con piacere un cioccolatino o assaporare senza fretta un buon vino rosso. È come godere, senza sensi di colpa, del proprio peggior vizio e ripeterlo all'infinito fino a quando i nostri sensi non siano esausti e la nostra anima colma delle bellezze del mondo.
Impressioni dopo un film

I due corpi si cercano con la stessa forza,
lo stesso impeto, la stessa passione.
È il medesimo istinto che si incontra,
è la natura di fronte a se stessa,
di fronte alla sua immagine
che cattura e fa sua
come a riconquistarla dopo una lunga separazione.

Impossibile chiamarlo desiderio innaturale.
Non è una semplice comprensione dell'altro,
è essere esattamente come l'altro.
Due anime identiche
due nature identiche.

giovedì, gennaio 11, 2007

Il suo piccolo corpo nero taglia con decisione la tela dorata.
Corre velocemente toccando appena la terra,
quasi planando da un angolo all'altro del campo.
Nessun timore in quei momenti,
nessuna preoccupazione,
solo un forte odore di libertà
che annusa con voracità tra le spighe, nella terra o inseguendo un uccello.
Poi si ferma, attento,
da lontano mi guarda
sicuro, felice, trionfante.
L'aria è leggera
e il debole sole
sparge con cautela, intorno a noi, i suoi colori,
senza fretta.
Silenziosamente
il marrone, il giallo, il verde
urlano la loro gioia
e condividono la nostra leggerezza,
in questo tiepido e vivace inverno.

lunedì, gennaio 08, 2007

Un lungo e profondo sospiro,
poi il vuoto.
Non esiste più nulla,
se non quell'unico e martellante pensiero:
la dimenticanza, una vita che precipita nell'oblio.
Ci sarà forse una risposta,
una via d'uscita...
forse scrivere
o ricordare...
già ricordare....bell'impresa...
Cerco nel passato e nel presente,
mentre lei ha ormai concluso la sua lunga corsa.
La vita non è più una battaglia per lei,
mentre io combatto infastidita con la mia memoria,
mi aggrappo alle poche, ormai sussurrate parole
e penso che non sono mai state così chiare come adesso.
Mi chiedo dove vadano a finire tutti i ricordi, le sensazioni, i pensieri speciali, le parole...le parole, quelle che ognuno sceglie di usare parlando ma che non si fermano su un foglio. Al contrario, si lanciano nell'aria verso chi ascolta, forse distratto o forse divertito dalla loro insensatezza.
Ma poi dove vanno?
.......
un altro pensiero mi distrae,
o forse mi faccio distrarre da un altro pensiero,
mentre il primo lo ripongo con diligenza nel piccolo scrigno accanto alle altre paure.
E di nuovo ritorna il silenzio.