lunedì, ottobre 29, 2007

A volte è bello ubriacarsi della gente.
La esplori da cima a fondo, cercando se possibile di non farti accorgere. Vengono fuori le paure più profonde, i sogni, le debolezze. Dietro ad ogni corazza si scorge sempre "un'anima fragile". E non fragile perchè debole, ma perchè una volta che è nuda non può più coprirsi, una volta tolta la corazza non si può più difendere. E tu non sei lì per attaccarla...sarebbe da cinici...ci fai solo un giretto dentro. Per un attimo sei l'altra persona. E' come una conquista, è una voglia incontrollabile di empatia che non porta a niente se non a conoscere una persona.
(Da dove verrà poi questa fissa...
Cosa me ne faccio poi di tutte queste paure, delle speranze, dei problemi o delle felicità di ognuno... Non lo so... Ma mi rende felice. Non tutto deve avere una spiegazione, no? Ci possono anche essere cose irrazionali che sono così e basta.)
Ci sono persone che si arrendono in un minuto, altre ci mettono un po' di più, qualche mese, un anno, due. Ma non c'è mai fretta. Anche l'attesa è bella perchè scruti la persona cercando di indovinare e immaginando quello che sta nascondendo.
E sia anche chiaro che io non voglio vedere proprio tutto, sarebbe pericoloso. Mi basta quel tanto che mi permetta di girarci dentro e poi uscire. Un po' come "Essere John Malkovich", senza soldi però e senza smania di essere l'altra persona. Solo guardare ed emozionarmi con lei.
Immaginare, conoscere ed emozionarsi. Mi basta. E' il mio piccolo, grande peccato;-) Un peccato che mi lascia un grande tesoro.

2 commenti:

Rendl ha detto...

Scrutare dentro l'altro per guardarlo "nudo": mi fai venire in mente quei fotografi che colgono l'attimo e ritraggono le persone (senza la maschera, quando sono, appunto, sè stesse, nude) mentre sono voltate da un'altra parte o non si accorgono dell'obiettivo della macchinetta fotografica. Ma se ci pensiamo bene, questo desiderio di fare un giro dentro gli altri è anche ciò che caratterizza i romanzieri, i quali, se e quando sono bravi, riescono a vedere e a mimare le parole, la lingua, i pensieri invisibili degli altri (quanto doveva essere curioso Shakespeare, o Proust, o Cervantes, che leggeva perfino "i pezzi di carta trovati per strada"). Non credo che sia un peccato; e se lo fosse, va bene così. E poi hai ragione, mica bisogna trovare una spiegazione a tutto...

Undersea ha detto...

Per scrivere racconti io mi devo nutrire degli altri: immagini, voci, odori, stranezze, gesti, tutto di ognuno, per non concentrarmi solo su me stessa. Quando mi perdo e il mio obiettivo si fissa su di me e vede prima la mia persona e di rimbalzo gli altri, i racconti diventano più sentiti, sì, ma io resto più arida.
La tua esigenza di sentire gli altri, è una curiosità positiva, trovo. Solo una persona ignorante è convinta di aver imparato tutto nella vita e di non aver bisogno di ascoltare per imparare ancora, conoscere, emozionarsi e assorbire la vita che gli sta intorno, fatta anche di altre persone. Quell'ignorante non sa che così facendo, si è fermato e la sua vita resterà immobile e arida.