mercoledì, dicembre 23, 2009

E' difficile spiegare quello che avviene in una frazione di secondo dentro ad un cuore che batte di un profondo e sincero affetto.
In quella frazione ci può essere una vita che non aspettava altro che quell'unico istante, quella parola, quel gesto, quel sorriso o quel silenzio.
In quella frazione il cuore si rilassa nella sua gioia, che in quell'istante sembra eterna.
E' solo una frazione ma a questa ne possono seguire mille altre.
Una vita felice allora non è altro che un insieme incessante di piccole frazioni in cui il cuore sorride.
In questi infiniti istanti non ci sono paure, rimpianti, dolore, rabbia, ma pace, bellezza, pazienza, sicurezza e mille altre cose positive che nascono da un amore pulito.

Non so dire se tutto questo può essere eterno, ma sicuramente lo è un istante nel momento in cui accade.

martedì, ottobre 27, 2009

Ricomincio da me.
Ricomincio da lontano, nel tempo e nello spazio.
E più vado avanti e più mi rendo conto che tutto ha un senso, che tutto non è casuale se guardi bene.
Ripesco nella memoria cose soffocate, dimenticate, allontanate.

E tu non sai quello che stai facendo, quanto stai facendo.
Ti sei buttato dentro e adesso riemergi portandomi a galla cose che non pensavo più di avere.

‘Caspita, non ricordavo proprio…’

E mi chiedo come fai a sapere, come fai ad aver sempre saputo che le cose stavano proprio così. Io che a volte non guardo al di là del mio naso, rimango di stucco quando mi trovo davanti a me stessa senza neanche accorgermene.

PERCHÈ È COSÌ CHE SONO SEMPRE STATA. Così come dici tu. Ma non me lo ricordavo più. Già…non me lo ricordavo più. E anche adesso faccio fatica a ricordare.
Ma come fa uno a dimenticarsi di com’è?? Eppure si sta sempre insieme a se stessi.
E allora perché spingersi oltre e perdersi? A quale costo? la compagnia, la casa, l’abitudine….non so davvero.
Sta di fatto che succede.

Ma tu sei dentro di me e hai deciso che vuoi aiutarmi a ritrovare quello che ho perso.

E ricordo una canzone che mi piaceva. Mi piaceva e basta, senza una ragione precisa. La ragione l’ho trovata adesso.
E la canzone faceva così:

“Tu sei dentro di me, come l’alta marea che scompare e riappare portandomi via. La ragione profonda, la passione l’idea, la paura tremenda che tu non sia mia…..
Autostrade deserte, ai confini del mare...."


Ma a volte si parla in astratto e allora è necessario vedere le cose anche in modo più realistico.
Sì perché bisogna pensarci bene e decidere il modo in cui si vuole vivere. Già, il MODO.

Il tempo deve essere vissuto in modo positivo. giusto La routine esiste, certo. Ma dev’essere una routine salutare ad ognuno di noi, positiva, in parole povere. Fai quello che ti piace, quello che ti far star bene, almeno, per quello che è possibile. difficile ma giusto
E questo vale principalmente per la persona stessa, ma poi di conseguenza, e non è una cosa da sottovalutare, anche per la vita di coppia. questo è sacrosanto
Bisogna avere piacere di vivere ogni parte della giornata o comunque mantenere un equilibrio di emozioni. Perché il brutto non è mai brutto del tutto.

E il tempo dimostrerà tante altre cose che ancora non so. Ma forse tu sì, lo sai e io mi fido di te.

venerdì, settembre 04, 2009

Vorrei che le tue labbra fossero il vento leggero che attraversa le mie stanze.
Vorrei che la tua pelle fosse la luce che entra dalle finestre.
Vorrei che la tua voce fosse fra le lenzuola del letto.
Vorrei che il tuo respiro si spargesse come un profumo in tutta la casa e che in ogni momento mi sussurrasse il mio nome.

Vorrei che non ti stancassi mai di sentire il battito del mio cuore e che non ti stancassi mai di ascoltare il tuo.
Vorrei cibarmi tutti i giorni della tua poesia e scoprire che è nata solo per me.
Vorrei che non avessi mai paura di osservare, di curiosare, di stupirti della bellezza del mondo, perchè noi ne facciamo parte.
Vorrei starti accanto per vedere attraverso i tuoi occhi e scoprire che la vita è ancora più bella di quanto avessi mai immaginato.

martedì, agosto 18, 2009

Ballare dovrebbe essere puro divertimento. Dovrebbe essere qualcosa come: mi piace questa musica, me la sento dentro e mi muovo perché così mi viene. Poi se so i passi meglio ancora. Ma a volte non è così.
Prendi il latino-americano. Se vai in Spagna è un divertimento fantastico. Ci si guarda, si ride, guardi la gente che balla e quasi riesci a vedere la musica che gli scorre dentro. Loro stessi diventano musica perché il ritmo, le parole sono allegri, divertenti, leggeri.
E poi dopo essere stato in Spagna prova a tornare in Italia: la gente mentre balla non si guarda, è seria, concentrata sui passi, che diventano meccanici, si guardano intorno per assicurarsi di essere ammiratri e vantarsi di tutte le lezioni per cui hanno pagato. La musica dov’è? Arriva da fuori. Con il loro corpo rigido, i movimenti meccanici, gli sguardi seri, la saccheggiano della sua solarità, della sua vita. Che tristezza, mi viene da pensare. E dov’è finito il divertimento?
Ma non per questo divento triste. Viaggiare serve anche a questo: capisci che una stessa cosa può essere diversa da paese a paese, che a volte fuori casa ci sono cose migliori e che non è detto che se nasci in un posto devi per forza seguire quella cultura, puoi sempre essere cittadino del mondo ed essere libero di copiare o prendere in prestito un'abitudine migliore della tua.

venerdì, luglio 24, 2009

A VOLTE

A volte il mondo crollava e quando accadeva venivo travolta in una bufera di non senso e allora via a cercare di capire quale fosse l'inizio di tutto, quale fosse la ragione. Ma non potevo trovarla, non c'era o se mai ci fosse stata non la potevo trovare, io.
A volte le mie forze crollavano e mi arrendevo, non c'era modo di uscire dalla burrasca, bisognava aspettare che finisse, non senza aver lasciato segni. Poi tutto passa certo, poi uscirà anche l'arcobaleno...ma a che prezzo?
A volte la mia immagine non era quella vera, a volte sparivo dentro e non volevo più uscire.
A volte, certo, a volte, perchè fosse stato sempre avrei nuotato verso l'alto molto prima.
A volte accadeva, a volte, ora non più.

domenica, luglio 19, 2009


Questa terra mi scorre sotto gli occhi:
campi coltivati, terra rossa, ulivi, pomodori, campagna, campagna e campagna, vecchie cascine abbandonate, e poi ancora campi di pomodori, ragazzi neri piegati a raccogliere quello che noi avremo nel piatto e campagna, campagna, campagna lasciata sola, dimenticata, come se non ci fosse, e poi di nuovo bellissimi ulivi, ulivi e ulivi. Stop.

Paese. Tante palme (!!!), palme a fianco alle case, case, case bianche, case bianche col tetto piatto, case bianche col tetto piatto e gli infissi colorati ma anche case gialle, arancioni, bellissime, mi ricordano qualcosa dell'Andalusia (e in effetti la Storia mi da ragione). Le piazze, le viette strette, i mattoni bianchi delle chiese e gli anziani, tanti anziani seduti fuori casa, seduti davanti alla propria casa o a quella del vicino, seduti a prendere il fresco e a chiacchierare, a chiacchierare di chissà cosa, in quel dialetto che non capisco, un dialetto lontano chilometri e chilometri da me. E io chi sono? Mai vista, nuova, mah, di passaggio, turista, amica di amici, bianca, molto bianca. Stop.

Una chiesa e un cane. Un cane solo, come la campagna lasciata sola, solo come tanti cani soli. Perchè i cani anche se sono in gruppo sono soli, senza un padrone. Tanti cani liberi, cani marroni, bianchi, neri, piccoli, medi, non ti guardano, non hanno mai avuto un padrone e non sanno cosa farsene di te. Chissà cosa fanno tutto il giorno, girano, scorrazzano per il paese, per la periferia del paese, per la campagna, annusano, cercano, si sdraiano al sole, poi al fresco, e girano, girano soli, a caso, senza meta. Solo che sono nati lì e non possono farci niente, proprio niente, girano e basta. Stop.

Acqua, finalmente, mare, spiagge, non una, tante, tante spiagge, lunghe, bianche, piccole, deserte, affollate, con famiglie, bambini, nonni, cugini, zii, vicini di casa, suoceri, e quelle con i gay, uomini che si baciano, gente tranquilla, senza problemi, col costume o senza, nessun problema, siamo tutti uguali, tutte persone, sole o in compagnia, con la mamma o il compagno, siamo tutte persone, tutti fatti nello stesso modo in acqua o in spiaggia, sotto l'ombrellone o sotto le onde.
Acqua pulita, finalmente, acqua pulita sotto il sole caldo, caldissimo, aria pulita e leggera dopo un inverno lungo e pesante. Stop.

Terra di lavoro, di acqua, di storia, di chiesa, di cani, di chiacchiere, di famiglia, di luce, di amore, di strade, asfalto e polvere.
Forse tornerò, se anche tu ti sei accorta di me, tornerò a trovarti, terra.

martedì, giugno 23, 2009

Pomeriggio presto di metà giugno.
Un aula con quattro cabine. Tre urne. Ai muri ancora l'alfabeto per i bambini di una prima elementare che adesso si staranno gedendo le meritate (o non meritate) vacanze.
Noi invece siamo qui, ad aspettare un numero di elettori che dia senso al nostro lavoro ma che non arriverà mai. C'è molta tranquillità. O forse bisognerebbe chiamarla indifferenza o leggerezza o senso di impotenza, ognuno troverà il termine più giusto per giustificare il non essere andato a votare.
Sta di fatto che noi oggi dobbiamo stare qua. E nella noia di una giornata che sarà ricordata solo per la triste bassa affluenza di elettori, accanto a me c'è un uomo, un lettore di quotidiani di un'altra generazione che sfoglia il giornale.
Ma la sua non è solo una lettura...è un rito. Una pagina dopo l'altra, i movimenti sono sempre identici: girare la pagina, piegare il giornale, con un rapido e deciso movimento della mano sistemare il foglio, che non deve mai essere in disordine ma sempre in linea con gli altri che stanno sotto, alzare un po' la parte superiore del giornale e via a leggere. Si intuisce da parte di questo lettore un certo piacere in questi gesti perchè la cosa che più stupisce è che arrivato alla fine del giornale e dopo una pausa, il rito ricomincia da capo per una seconda lettura.
D'altronde oggi non c'è fretta. Il tram tram quotidiano in questi giorni è sospeso. Tutto va più al rallentatore.
Nella lentezza di queste giornate ti accorgi di quanti piccoli gesti ti puoi perdere in un giorno qualsiasi, di quante piccole grandi azioni potresti compiere e invece non lo fai, perchè hai fretta e devi correre, devi andare al lavoro e poi tornare a casa e fare da mangiare o stirare e controllare la mail e poi fare la spesa e di corsa a letto.
E allora non hai tempo di leggere, di guardare fuori dalla finestra, di fare due parole col vicino di casa (che neanche conosci), di fare una passeggiata per il viale.
E sei troppo distratto per accorgerti che le rose stanno fiorendo e che l'aria è troppo inquinata, che la tua compagna si è tagliata i capelli per te e che ha voglia di parlarti o semplicemente abbracciarti, che il tuo cane vuole giocare con te e tu neanche lo accarezzi.
E la vita ti scivola fra le dita e tu non ti accorgi neanche di averla vissuta.

p.s. per fortuna siamo ancora in tempo per evitare tutto questo:-)

giovedì, giugno 18, 2009

La felicità si assapora da dentro.
La felicità vuol dire essere liberi di sentirsi se stessi, di scegliere liberamente le parole che si vogliono usare, di camminare o di stare fermi nel momento in cui si ritiene sia più giusto.
Bisogna sentirsi liberi di arrabbiarsi ma anche di stare in pace, di viaggiare o di dormire, di mangiare o di digiunare.
A volte alcune libertà sono apparenti o a volte non si ha la stessa idea di libertà.
E allora ricomincio da qua. Dalla libertà. E dalla felicità.

mercoledì, febbraio 18, 2009

Io e mio fratello.


Mio fratello: "Certo che questi militari, invece di mandarli a fare una guerra stupida o addestrarli a fare niente qui in Italia, li potrebbero usare per altre cose, più utili alla società"

Io: "Sì come ad esempio lottare contro la mafia"

...

Lui: "Che poi, cosa fanno tutti i giorni in caserma?"

Io: "C'è il moroso di una mia amica che è militare e lui si allena tutti i giorni e poi d'inverno va a fare gli allenamenti sugli sci in montagna, tra una cosa e l'altra è sempre abbronzato"

Lui: "Già

...

Lui: "Potrebbero davvero usarli per cose più utili"

...

Lui: "Ad esempio per scoprire chi ha incastrato Roger Rabbit"

:-)

Io: "Oppure chi ha ucciso l'Uomo ragno"

Lui: "O che fine ha fatto Carmen Sandiego"

Io: "O dov'è finita Susan che stanno ancora cercando disperatamente"

Stiamo parlando del nulla, appunto...

giovedì, febbraio 05, 2009

AUTUNNO

"Autunno tu che passi,
le foglie prendi e scappi
e con te le porti via
nel nulla per una via.
Sei come un pappagallo
di colore rosso e giallo
che vola via
lasciando il posto alla malinconia."

Io a 10 anni:-)

lunedì, febbraio 02, 2009

La finestra e il passato

Leggo il blog di un caro amico e realizzo d'un colpo che la prospettiva dalla mia finestra è cambiata, o meglio, è ritornata quella di tre anni fa. Nel frattempo sono cambiate molte cose: prima di tutto la finestra:-) ma poi anche la mia camera, i mobili (quelli che ci sono e quelli che non ci sono più), gli oggetti, i libri: quelli di scuola, quelli consigliati da persone molto care e quelli che ho scelto io. Ma forse soprattutto, inutile dirlo, sono cambiata io. Ma questo è un discorso molto vano e inutile.
La cosa invece più carina è che proprio di fronte alla finestra della mia camera adesso c'è la finestra di una bimba di 11-12 anni (o forse già ragazzina...boh, è un'eta indecifrabile). Le pareti sono verde chiaro, sugli scaffali ha i libri di scuola. La mamma ha deciso, non so perchè, di non mettere tende, così quando lei è alla scrivania che studia io la vedo. L'ho vista anche domenica pomeriggio. E ho pensato che era un peccato che fosse lì a studiare con la testa piegata su un libro. Con la sua treccia lunga, a volte sbadiglia, perchè in effetti lo studio spesso mette sonno. E a me viene da soridere perchè in fondo rivedo me stessa. Mi stupisco della tenacia con cui studiavo, della volontà con cui rinunciavo ad uscire per stare sui libri o della forza che dimostravo a me stessa svegliandomi presto per ripassare (e forse non ce n'era neanche bisogno).
A volte compaiono i genitori nella camera, parlano, o forse le fanno compagnia. Chissà quali sono i suoi pensieri, spero siano leggeri, spero lo siano ancora per molto tempo. Spero possa vivere libera di scegliere e di fare quello che più le piace. Spero trovi la sua strada, ma non molto presto. A volte vivere nell'inconsapevolezza è meglio. E' giusto invece cercare, provare, buttarsi, poi pentirsi, tornare indietro, sbagliare, riprovare. Massì è meglio così, che pretendere di fare sempre tutto giusto, tutto come va fatto per paura di ferire, di stare male, di fare la cosa sbagliata.
Forse a volte è meglio precipitare nel vuoto che correre su una strada sempre dritta (o forse no?).

sabato, gennaio 31, 2009

E poi ad un tratto succede qualcosa. Mentre precipito, la mia gonna si apre a campana, così come quella di Alice, e mi fa da paracadute. Così la discesa rallenta. Anzi non è più una discesa. Adesso fluttuo dolcemente. Intorno non ho più pareti. Vedo il cielo azzurro e qualche nuvola bianca molto alta. Comincio a pensare che questo vagheggiare sia piacevole tutto sommato. Guardo giù e non ho più paura, sono sicura che la mia gonna terrà. Vedo tutto piccolo dall'alto, mi sembra tutto così bello, così normale. Vedo qualcuno che prende la macchina per andare al lavoro, qualcuno che fa la spesa o una donna affacciata al balcone che sbatte i tappeti. C'è gente che passeggia, gente che corre, gente che sfreccia. Ma io per ora sono contenta di essere quassù, da sola, a vagare leggermente, senza pesi, senza pensieri brutti. Solo un presente infinito, molto luminoso.

domenica, gennaio 18, 2009

Non è facile descrivere il senso di vuoto. E' come una caduta infinita, trattieni il respiro, aspetti di atterrare, lo speri, forse ci sei quasi..e invece continui a precipitare. Come nella prima scena di "Alice nel paese delle meraviglie" quando la bambina curiosa si infila nella tana del Bianconiglio e comincia a scendere sempre più giù senza mai fermarsi. Nella tana tutto è sottosopra, sono oggetti strani, nuovi, che incuriosiscono e che spaventano.
E intanto precipiti, non si vede mai la fine o se si vede, a volte, fa paura e allora ti giri indietro e pensi che se ci fosse un qualche modo, potresti anche tornare indietro. Ma il problema è che ormai non vedi neanche più l'inizio. Sei a metà e una soluzione per fermarti la devi trovare. Non puoi continuare a tenere il fiato per sempre...