mercoledì, dicembre 17, 2008

PIOGGIA

E dopo la nebbia c'è stata la neve, tanta neve, sugli alberi, sulle strade, .... e adesso la pioggia. Tantissima pioggia, che cade incessantemente, si infila nelle fessure, inganna le finestre, riempie i fossi, le cantine, allaga la città, i cortili, bagna i muri, i mobili. Ormai mi sono rassegnata ad avere una cantina-piscina, bottiglie che galleggiano, scatoloni inzuppati, quaderni rovinati.
E poi pompieri che vanno e vengono, le pompe che succhiano l'acqua, gente che entra e esce dai cortili, tutti i portoni aperti, sembra un'altra città, tutto più libero, tutti più amici, più vicini. Ma bisogna essere veri "vicini" solo in questi casi? Però tutto sommato è divertente. Siamo tutti più buffi con questi stivaloni da pioggia. La via per una volta sembra viva. Comunque anche in questi casi i piemontesi si dimostrano tali. Nessuna scenata, nessuna frenesia, solo quello che basta. Non ci scomponiamo, tutto passa, tutto si metterà a posto.
La pioggia, come rabbia irrefrenabile, cade su tutto, spazza via i resti di neve, li scioglie, costantemente, schiaccia le foglie sul marciapiede. La pioggia non lascia via di scampo, non salva niente, è irrimediabilmente furiosa. Ma forse la soluzione è che bisogna semplicemente accettare che ci sia, che forse qualche ragione alla sua ira c'è. Forse arriva da lontano, da caldi estivi mai stemperati, dall'afa che rende opachi i pensieri, dagli incendi che nella stagione più calda colpiscono al cuore i boschi. Forse, non soltanto c'è una ragione, ma è giusto così, è giusto che si sfoghi perchè così dimostra di esistere, di esserci.

domenica, ottobre 26, 2008

NEBBIA

E' tornata la nebbia in città.
E' una di quelle certezze che quasi consolano. Come la vecchina alla finestra o il signore col cagnolino, il meccanico che ogni giorna ti saluta e mille altre cose.
Questa nube di panna copre tutto. Le case, le macchine, i bidoni, le persone. L'aria è ovattata, i rumori sono più sordi, più lontani. Lei si sposta ovunque, ti entra persino nelle ossa - e io che ho steso oggi...i panni si bagneranno ancora di più, e solo domani si asciugheranno. Ti entra fra i vestiti, si posa sulle ciglia, sulle guance, fra i capelli, sì perchè la nebbia è umida e quando ti sorprende non te ne liberi più.
Nebbia in città. Nebbia sulle cose.
Nebbia sui vestiti. Nebbia sul viso.
Nebbia nei pensieri.
La pelle la assorbe e piano piano ti entra dentro e senza neanche accorgertene in un attimo è al cuore. A quel punto, quando tutto d'un colpo, in mezzo alla strada, ti trovi davanti alla nebbia e non vedi più niente...eh beh, un po' ti spaventi. Dove vai? Allora ti fermi e pensi che qualcosa succederà, che qualcuno passerà e risolverà tutto. Il tempo passa ma a volte la nebbia, soprattutto qua in pianura, non se ne va proprio. Diventa parte del paesaggio. Allora cominci a renderti conto che devi fare qualcosa. Che devi nuotarci, in questa nebbia, per uscirne, o almeno per arrivare a casa.

Il pezzo finisce qua perchè la nebbia c'è ancora.

mercoledì, ottobre 08, 2008

Che ne dici se ce ne stessimo noi due, qui, per sempre? Potrebbe essere una buona idea. Qui, distesi sul teppeto. Tu con le tue zampe lunghe distese e io, tutto il mio corpo a terra, arresa alla quiete immobile. Oppure potremmo alzarci, un bel giorno, e camminare. Fare un giro che non finisce mai. Tu e io a camminare per l'Italia, per l'Europa o per il mondo. Se ti va di prendere il treno o l'aereo. Questo bisogna metterlo in conto. Un po' al mare, un po' in montagna, per i campi, i boschi, i ruscelli. Dove ci pare.
Tu che spesso mi rubi un sorriso. Tu che a volte mi sollevi dalla tristezza. Tu che dormi. Il tuo sonno, leggero, mi consola.

martedì, settembre 09, 2008

Il sud è così lontano?

primo scenario
Sono in una deliziosa piazzetta di Pisa. Molte panchine, poca gente. Gli alberi, l'ombra e io sto leggendo un libro che mi è stato regalato. Non sono proprio al centro della panchina. Stare al centro della panchina è come stare in mezzo al letto matrimoniale da soli: sembra di perdersi, di essere ancora più soli. Ci sono delle coppie, dei bambini, gente che va, gente che viene. è una mattina tranquilla.
primo monologo
Con la coda dell'occhio vedo avvicinarsi una persona. è un anziano con la bicicletta. Arriva vicino alla mia panchina e attacca: "Posso sedermi qui?" e senza aspettare la risposta, che comunque sarebbe stata affermativa, si accomoda e continua "sa, con tutta questa gente - e mi indica dei ragazzi mulatti - che si sdraia sulle panchine uno non sa più dove sedersi" e mi guarda come per cercare consenso. Cerco di assumere un'espressione neutra, non so ancora chi ho davanti, non so ancora cosa dire, ero immersa nella mia lettura e mi hanno svegliato bruscamente. E l'anziano continua: "Eppure signorina, sono loro che vanno avanti; noi, che siamo gente per bene - non ho capito poi chi è questa gente PER BENE, mah... - non andiamo da nessuna parte. Mio padre poi...un uomo tutto d'un pezzo, faceva parte dell'alta borghesia. Lui era ligio nella mia educazione...fin troppo. Si immagini che d'estate mi obbligava a studiare il programma che avrei avuto l'anno seguente a scuola. L'ho odiato per questo. Aaahh, io non lo vado a trovare neanche al cimitero. Era severo, troppo, niente affetto. Però mi ha insegnato dei valori e l'onestà. E poi quando è morto mi ha lasciato una grossa eredità. Ma non pensi...io ho sempre lavorato, facevo la libera professione. Un libero professionista non può mica pensare di lavorare per vivere, la sua vita è il lavoro...ma si hanno anche grandi soddisfazioni. Ho sempre lavorato onestamente ma non sono mai arrivato da nessuna parte. Sa chi si arricchisce veramente signorina? - e si avvicina col viso a me e abbassa un po' il tono come se mi stesse svelando il grande segreto del mondo - le persone cattive, avare, disoneste! Non come noi..io dico noi...non so lei però. Mi dica, lei di dov'è?" Evviva! Penso. Posso parlare anch'io! E quindi rispondo:
"Sono di su, di Vercelli, vicino a Torino"
"E allora cosa fa qui a Pisa?"
"sono qui per studio"
"e cosa studia?"
"letteratura spagnola"
"Aaahh, l'avevo capito io che lei è una persona per bene - di nuovo con questa storia delle persone per bene...come avrà fatto poi a capire da due cose che sono PER BENE... e poi continua - si capisce dal modo di parlare, dall'accento - e poi di nuovo con quel tono da rivelazione del secolo - sa, al sud è tutta un'altra cosa - e si ferma un attimo come per sferzare un nuovo attacco - sa con chi ce l'ho io?...Garibaldi! Per Garibaldi era diventata una questione di principio unire l'Italia. Doveva lasciarla separata, così noi - noi chi? - non avremmo tutti questi problemi oggi. Dove crede che vadano tutti i nostri soldi? Al sud, è chiaro. E noi persone per bene lavoriamo - il discorso qui si fa proprio serio... - Garibaldi doveva farsi i fatti suoi e lasciare le cose così come stavano - AIUTO!"
Poi si ferma, sembra stanco. Allora ne approfitto, quasi quasi vado via, non mi sembra predisposto a sentire la mia opinione.
"Adesso devo andare", dico
"Ah, certo certo. Avrà da fare, immagino. Lei lavora? Studia? - penso che forse se ne è dimenticato, beh capita.
"Studio"
"Ah, certo, si capiva che era una persona per bene. Sa mio padre era un uomo tutto d'un pezzo, della borghesia altolocata. Era severo, pensi che mi faceva studiare.... - non ci credo! mi sta raccontando le stesse cose di prima, con le stesse parole e come se fosse la prima volta - ...ma adesso non lo vado a trovare al cimitero... - un po' mi viene da ridere, proprio non sa che queste cose me le ha già dette - ...sa a chi do la colpa io? - e questa volta ovviamente so la risposta, Garibaldi! ma non lo dico, non gli tolgo la soddisfazione di potermelo dire per un'altra volta ma come se fosse la prima, si vede che lo entusiasma rivelarmi questa verità - a Garibaldi!"
Mi ripete questi concetti chiave della sua esistenza per quattro volte!! E mi fa ripetere per altrettante volte dove vivo, cosa faccio e perchè sono a Pisa: "a Vercelli ... a Vercelli ... a Vercelli ... a Vercelli! ... studio ... studio ... studio ... studio!. Mi trascina nella sua folle amnesia e mi sento un po' fuori anch'io - senza offesa, la vecchiaia ha anche aspetti simpatici. Dopo la terza volta che, come in una pellicola che si riavvolge, diciamo le stesse cose, mi viene da ridere, mi sembra di essere in una situazione surreale e mi chiedo se questa conversazione avrà mai una fine o se il nastro continuerà a riavvolgersi all'inifinito.
POi in una delle pause mi alzo, mi dispiace, non voglio essere scortese, ma proprio non ce la faccio più a sentire cose che so già ormai a memoria. Cerco di essere gentile e vado via, un po' sorridendo.

secondo scenario
Sono a casa di una ragazza che ha bisogno di studiare spagnolo. Ragazza strana, sua madre la definisce "sopra le righe" e in effetti è vero, ma tra un congiuntivo e un condizionale ci facciamo anche due risate. L'appartamento è molto grande e sembra che in casa girino molti soldi. C'è una donna delle pulizie, una badante per la nonna e io per la figlia, non male.
secondo monologo
La madre della ragazza entra nella camera dove stiamo studiando:
"Scusate. A. sai chi abita al terzo piano? Mi è caduto un calzino del papà mentre stendevo - stende? mi stupisce, con qul trucco, quelle unghie rosse, quei gioielli, non pensavo si abbassasse a questi lavori, ma magari sono solo miei pregiudizi.
A. ci pensa poi risponde
"Ma sì, quella famiglia meridionale...."
e la madre con la faccia fra lo scocciato e lo schifato:
"mmmm quei terroni! Li odio...che gente!"
"mamma dai!"
"Non sono io che ho iniziato, sono loro. E poi sono gli unici in affitto qui e a loro non interessa niente di questo palazzo"
"Va beh dai mamma glielo vado a chiedere io il calzino"
"Guarda - dice a me - possono anche chiamarmi razzista ma io tutti quei rumeni, albanesi, marocchini e compagnia bella proprio non li sopporto... Gli spagnoli, i francesi, i tedeschi, tutta gente che va bene, ma quelli dell'est proprio li odio. E i terroni anche!" Ecco, bello questo elenco della spesa, ti lascia senza parole.
Appunto: la figlia sta con un dominicano e infatti ridendo dice alla madre:
"strano, non hai citato i sudamericani!"
"Beh, lo davo per scontato! Quelli sono i peggiori!"
E la figlia ride di gusto, alla faccia delle cazzate della madre, è proprio il caso di dire.


Penso agli amici che non abitano qui a Vercelli, ma magari un po' più giù, se sentissero questi discorsi forse si metterebbero a ridere, o forse a piangere. Ma non mi sento offesa.
Provo dispiacere per quelle persone che si precludono la possibilità di conoscerne altre solo per una questione di nord e sud o est e ovest. Mi dispiace per quelle persone il cui campo visivo non va oltre la porta di casa loro ... e meno male che si parla di Europa unita...

mercoledì, settembre 03, 2008

Due vite

"Le nostre vite sono fatte di sole coincidenze?" (così era all'incirca) qualcuno ha chiesto.
"Le pillole assolutamente no
O forse la vita è fatta ANCHE di coincidenze?
...mi raccomando...
Le coincidenze non sono SOLO coincidenze, sono barlumi di luce
piuttosto cambia medico
sono come quella lucina tenue, azzurra che un caro amico usa di notte per leggere il suo libro
io non le ho mai prese
e che illuminano quello che noi vogliamo venga illuminato,
ma non vanno bene
la pagina del libro che stiamo leggendo,
lo so di certo.
che ci interessa leggere.

Chi è che dirige la nostra strada? Noi?
Parla molto,
O le lucine?
ma niente pillole".

Certo è che le coincidenze non capitano mai a caso
Tutta quella strada,
mannaggia a loro...
tutta questa fatica,
arrivano e la tua testa subito si sveglia
è solo un assaggio.
parte in quarta e...in men che non si dica
Sarà un lavoro doloroso, difficile.
tac! Il collegamento è fatto:
Devi scavare dentro di te
e quella cosa che prima era solo un pensiero lontano
e tirare fuori cose che ti faranno star male,
adesso è una conferma
mannaggia a loro,
o forse no?

lunedì, agosto 25, 2008

Fazzoletti di tempo,
spiragli di vite di cui si sente quasi impercettibilmente il profumo.


Ma quante vite ci sono in una?
Quanti tempi a disposizione?

Parentesi di tempo,
tutto è sospeso
tutto è in bilico
in attesa di qualcosa,
forse di una risposta,
di un'intuizione dell'animo o del cuore.

A volte fermiamo il tempo
per pensare,
per giocare,
per ridere.

Il problema è che a volte il tempo non riparte più.
è come un orologio fermo da anni, da sempre,
come quello di Closingtown.
E allora ci vorrebbe un orologiaio,
che studi gli ingranaggi,
che lo rimetta in sesto,
che lo faccia partire.
Ma forse siamo noi gli orologiai del nostro tempo
che abbiamo paura di guardare i nostri ingranaggi,
le lancette ci spaventano
e preferiamo guardare il deserto,
sempre fermo e infinito.
Forse alla fine del deserto c'è la nostra soluzione...

martedì, maggio 27, 2008

Lentamente mi muovo fra un sospiro e un rumore sordo
la mia mano sfiora l'immaginazionee
assapora il suo dolce profumo.
Lentamente le gocce accarezzano i vetri
e le strade piangono
del sole che le ha abbandonate.
Ci sarà poi un motivo di tutta quest'acqua?

venerdì, maggio 16, 2008

La pioggia si porta via tutto
anche il tempo.
In queste giornate così umide le cose cambiano,
si trasformano in oggetti nuovi
con nuovi profumi
nuovi movimenti.
Se ci fosse ancora lei
avrebbe un'aria scettica
ma in fondo contenta,
perchè lei era come me,
fuori coraggiosa
ma dentro tremava.
Come tutti temeva il tempo
ma ha imparato ad accettarlo
e ad amare il futuro.
Se lei fosse qui,
le dispiacerebbe un po'
ma quando le cose sono necessarie si fanno.
Si agisce senza pensare troppo
e in questo eravamo diverse.
Se fosse qui adesso
si metterebbe in un angolo
e osserverebbe tutto
con aria indifferente
ma in fondo attenta.
E io le chiederei: "nonna cosa dici?"
e lei: "mah, se va bene a voi..."
E intanto piove
e quello che era prima
adesso non è più.

giovedì, aprile 10, 2008

Sordo è il rumore dei tuoi passi,
piccoli e veloci.
Sordo è il rumore delle lacrime che scendono,
del respiro nella notte
e del cucchiaio la mattina.
Sordo è il suono della batteria che segna il tempo,
del tamburo che rintocca,
delle mani nel vento
e del tramonto lungo la strada del ritorno.
Sordo è il movimento del tuo corpo nella musica,
dei capelli che si si adagiano a tempo sul viso
e degli occhi che per un attimo si chiudono.
Sorde sono le parole fra la folla
che si muove, che canta all'unisono.
Sordo è il rumore dell'aria in un giorno di nebbia.
Sordi sono i tuoi pensieri quando piove
o quando nessuno li vuole ascoltare.
Sordi sono i tasti che si susseguono rapidi
e il tuo corpo che si dissolve nei ricordi, in una nuvola sfocata.

venerdì, marzo 28, 2008

Non correre all'impazzata,
non perderti fra la folla che non si guarda,
che non si ascolta.
Impara a fermarti e osservare,
osservarti come mai hai fatto.
Ascolta le lettere,
una dopo l'altra,
non sono mai casuali.
Passeggia lentamente,
fra il traffico e i rumori,
fra la passione e l'istinto
e sorridi con calma a quello che già hai,
a quello che potrai avere.
Impara a guardare con gli occhi dell'anima
se vuoi conquistare un'altra anima.
L'istinto umano può anche essere
poesia.

lunedì, marzo 10, 2008

A volte l'inconscio lavora in un modo strano e capirlo vorrebbe dire controllare pienamente la nostra persona. Ma nella maggior parte dei casi non è così. E allora capita che prendiamo una decisione invece di un'altra senza una vera ragione logica o che ci piace una cosa o una persona così, a pelle, come si suol dire. Ma forse il "luogo" in cui l'inconscio si esprime più facilmente e nel modo più forte è nei sogni. Alcuni sogni spaventano perchè non hanno nessuna logica apparente o se fossero realtà sarebbero naturalmente o socialmente inaccettabili. Ma i sogni sono tali perchè rimangono idea o visione.
Beh, quell'idea mi spaventa, o forse fino quando non gli do una spiegazione "pseudo-psicologica", tipo auto-analisi. Perchè se considerassi come possibilmente vero un determinato sogno forse non mi accetterei, cambierei opinione su me stessa. Ma in quanti siamo? Tanti filosofi hanno buttato lì delle ipotesi... Allora, contiamo...siamo: io sociale, io inconscio (o dei sogni), io istinto... Siamo già in troppi, ci credo che poi sono indecisa, nopn so mai a chi dare ragione. O forse hanno ragione un po' tutti i miei io, basta non farli litigare e basta che al momento e nel luogo appropriato venga fuori l'io giusto. Mah...

lunedì, febbraio 25, 2008

- "Forse c'è troppo sole in questa stanza"
- "Sì, ma si sta bene"
- "Beh, dipende dai punti di vista, il sole rende più chiare le cose, ma non lascia spazio a quello che non si vede"
- "Forse bisogna trovare un altro modo di vedere le cose, lo sai che ogni cambiamento porta ad un nuovo cambiamento. E voltare pagina non è sempre facile, porta sempre delle conseguenze. L'importante è trovare un altro modo..."
- " Già...un altro modo....e quale sarà quest'altro modo se non riesco più a leggere, se non ho tempo per pensare....Forse devo aspettare...ma più passa il tempo e più perdo qualcosa che prima avevo"
- "Forse non lo stai perdendo, forse sta nascendo in un altro modo"
- "Mannaggia al tempo, un giorno c'è il sole, un giorno la nebbia..."
- "D'altronde neanche i metereologi ci azzeccano sempre."
Continua....

sabato, febbraio 09, 2008

Dev'esserci qualcosa di strano nell'aria, come una nube pesante e malata, ancora più infestante dello smog e delle malattie virali.
Dev'esserci un male che disgrega e allontana, che impedisce a tutti di parlare, di capire e farsi capire.
Se no quale può essere la spiegazione alla fragile stabilità delle coppie? Cosa ostacola l'empatia, il sacrificio, la costanza...
Nei tribunali si creano code infinite di gente che vuole cambiare vita e ripartire da zero con l'amore. Ogni giorno c'è una persona che si arrende e che comincia a guardare suo marito, compagno, fidanzato con indifferenza.
Dov'è finita la magia di tutti i giorni?
Dov'è la bellezza delle banali ma stupende abitudini quotidiane? Quelle che ti consolano l'anima, che sono un riparo alle vere bruttezze del mondo.
Eppure io ho conosciuto questa bolla di felicità quotidiana e so che è possibile.

Dev'essere calata su tutti noi una nube di egoismo che ormai ci ha convinto che la felicità condivisa è un sogno e che l'unico modo per raggiungerla è correre all'infinito, all'impazzata, senza mai fermarsi.
Siamo tutti come bambini indifesi che cercano di creare una vita perfetta, proprio come nei nostri sogni. Ma i sogni sono belli proprio perchè rimangono tali, mentre la vita è bella proprio perchè non è perfetta.

giovedì, febbraio 07, 2008

Perchè mai avrebbe dovuto fermarsi?
Opaca, leggera, volava tra un girasole e una stella.

Perchè mai avrebbe dovuto volare lontano,
se il suo mondo era un cristallo di ambra,
riparo ovattato dalle ombre...

Ci sarà un modo per gridare il tuo ardore?
O forse, è il riposo che consolerà le tue ali...

Ci sarà una casa per te?
O la tua casa sono le nuvole e l'asfalto?

Piangere è un po' come capire che la felicità è vicina.

martedì, gennaio 29, 2008

Al re di via Col di Lana

Strano come le circostanze, un orario cambiato, un'abitudine non seguita possano cambiare
radicalmente le cose.
Se oggi non avessi seguito quel corso adesso ci sarebbe un gatto in più su questa terra.
Se fossi tornata al solito orario avrei portato in giro prima il cane, il cane non avrebbe spaventato il gatto, il gatto non avrebbe attraversato la strada e la macchina non l'avrebbe preso sotto.
Se quella macchina non fosse passata a quell'ora....
Se il gatto non avesse attraversato....
Se i padroni l'avessero tenuto un po' di più in casa....
Se, se, se...
Ma le cose nella vita accadono proprio perchè una serie di coincidenze si concentrano nello stesso luogo e nello stesso tempo.


Mi dispiace davvero per quel gatto che non era mio ma che vedevo tutti i giorni davanti a casa. Era il re della strada, grosso e forte. Rosso e un po' sporco....
Aurevoir mon ami!

martedì, gennaio 22, 2008

Quando le cose intorno a te cambiano,
quando le persone che vedi ogni giorno non sono più quelle di prima,
quando i tuoi orari, i tuoi ritmi cambiano
e anche i discorsi che senti sono diversi,
anche tu un po' cambi.

Prima di prendere una decisione si pensa sempre alle conseguenze più pratiche, quelle più obiettivamente evidenti. Non pensiamo invece a come potremmo reagire noi. Ed è anche la cosa più difficile da prevedere.
Vivi e basta.

Poi un giorno una cosa che ti sembrava bella e consolante, come vedere quella donna affacciata sempre alla finestra, ti sembra insopportabilmente triste. Ti chiedi perchè il marito non torni a casa prima per farle compagnia, o perchè i figli, se è vedova, non la vadano a trovare. Mah, chi lo sa...
Allora, quando questo accade, ti accorgi che forse qualcosa è cambiato, che ogni cosa ha un suo tempo, ma che non sempre quello che vogliamo lo possiamo avere subito.

La scorsa settimana una mia carissima amica tedesca di Erasmus ha avuto un bimbo. Mi ha mandato le foto: c'erano lei, il marito e il bimbo, tanto voluto. Mi sono commossa, stranamente. E infatti, quando lo racconto ad un'altra mia cara amica che vive qui vicino e che mi conosce bene, lei mi chiede perchè, cioè perchè mi sono commossa.
E sapendo di mentire a me e a lei le rispondo che non lo so e cambio discorso...

lunedì, gennaio 07, 2008


In cucina c'è un nuovo calendario. Anno nuovo, calendario nuovo.
è un calendario carino però. In ogni pagina c'è un quadro di Cezanne. A Gennaio ci sono raffigurati due uomini seduti ad un tavolo di una taverna, probabilmente di ceto medio-basso, che giocano a carte, uno di fronte all'altro...

...e intanto penso che è da un po' che non scrivo su questo blog...novità, cambiamenti, il tempo che manca...ma mi mancava questo blog però...mi mancava parlare a me stessa...

e mentre sono qui che scrivo mi arriva un messaggio istantaneo sul messenger da un compagno di dottorato che non sentivo da ancora più tempo....e penso che parlare a qualcuno che non vediamo, che non frequentiamo mai è un po' come parlare a se stessi, così come su un blog...

...ma i due uomini del quadro sono sempre lì, intenti a studiare le carte che hanno in mano...ma a chi toccherà giocare in quel momento? Guardo la posizione del loro corpo, forse è possibile capirlo. Pochi indizi, uno ha le spalle un po' inclinate in avanti, forse è più rilassato, mentre l'altro sebra più teso,magari è il suo turno, ma a parte questo, niente...pensano...

le differenze a volte sono appena percepibili. I confini fra una persona e l'altra sono incerti, molto flessibili. Non sempre definibili. I due uomini sono fermi, ognuno sulla sua sedia, ognuno a fissare le proprie carte. I contorni delle loro giacche, dei loro volti, dei loro cappelli sono ben tracciati; ma c'è qualcosa che li unisce: quella tovaglia stranamanete plastica, rossa come il tavolo su cui si poggia, è la base del quadro e del loro gioco, è l'elemento che unisce familiarmente due persone (di solito se si decide di stare allo stesso tavolo con un'altra persona, specialmente se si è solo in due, è perchè abbiamo o vogliamo avere un tipo di rapporto con questa persona).

Il mio interlocutore mi dice che se si vuole raggiungere un obiettivo bisogna muoversi e prendere una decisione...già...quale carta giocare? e in quale momento?

il tempo passa, ogni carta va giocata al momento giusto, non prima e non dopo.