martedì, marzo 20, 2007

Il cielo è bianco e grigio e i capelli della gente per le strade sono mossi da un vento forte, prepotente. Ci sarà un modo per conoscersi? A volte cade un po’ di pioggia e poi si interrompe. Sembra il classico tempo inglese. Difficile distinguere i profumi, questo vento se li porta tutti via e non riesco a sentire il suo, che adesso cammina accanto a me. Ancora per poco. Poi ognuno seguirà la sua giornata, la sua vita. Ogni cosa ha un suo tempo. Nell’ultimo istante, prima dei saluti, cerco di capire cosa pensa. Bella pretesa! Chi pensi di essere, un indovino? No, certo che no, ma a volte attraverso gli sguardi, quelli che non controlliamo quando non pensiamo di essere osservati, si capiscono tante cose. Sì, ma in questo caso è impossibile. È vero. Cosa c’è di più forte di quella sensazione di vuoto che ti lasciano quelle situazioni che non riesci a spiegarti in nessun modo?
La gente cammina, qualcuno entra e qualcun’altro esce da un negozio. Belle quelle scarpe in vetrina. Sì, ma troppo care. Sì, ma come te la spieghi quella sensazione di prima? Bella e confusa, non so come spiegarla, forse è solo mia. Come si fa a sapere se in una certa occasione si condivide una sensazione con un’altra persona che conosciamo appena? Sarà una cosa che rimane lì, senza via d’uscita, senza risposta. Se la sarà portata via il vento, e non sarebbe male, e sarà andata insieme a tutte quelle cose che non hanno un nome. Ci sono cose che non hanno un nome? Sì un sacco… questa ad esempio.
Salgo le scale. Chissà però se un po’ci pensa anche lei, a suo modo…Non c’è modo di saperlo. Apro la porta. Ma a cosa deve pensare, se non riesci neanche te a trovare un nome per questa cosa? È possibile che si possa comunicare solo a parole? Certo che no, c’è anche il linguaggio del corpo, ma bisogna conoscere almeno un po’ anche l’altra persona. In questo caso la conosci appena. Sai che ha un cane, come te, che lavora in una casa editrice. Ma non è questo, non è importante questo. Sono solo le sensazioni a pelle che a volte contano, che fanno la differenza. Un misto di curiosità, di necessità di condividere un po’ di tempo. Il fatto è che non sempre si può scegliere come passare il tempo. Il più delle volte si è distratti, occupati dalla propria vita e si deve sempre rimandare ad un altro momento.
Mi preparo da mangiare e penso a quell’insolita coppia che ieri ho incontrato sul treno. Trentenni diretti a Roma. Immagino lei indaffarata nell’ufficio dell’avvocato, mentre parla come una macchinetta con la collega e lui a Cinecittà, ai provini di chissà quale film. La sera poi si incontrano a casa e magari si ricordano di me ieri. Ci ridono su. O magari lei continua a parlare incessantemente del “suo” studio, come se avesse già passato quel tremendo esame di stato da avvocato. Fuori è tutto buio e forse è meglio se smetto di pensare. Forse è meglio se per ora guardo un film.