martedì, agosto 18, 2009

Ballare dovrebbe essere puro divertimento. Dovrebbe essere qualcosa come: mi piace questa musica, me la sento dentro e mi muovo perché così mi viene. Poi se so i passi meglio ancora. Ma a volte non è così.
Prendi il latino-americano. Se vai in Spagna è un divertimento fantastico. Ci si guarda, si ride, guardi la gente che balla e quasi riesci a vedere la musica che gli scorre dentro. Loro stessi diventano musica perché il ritmo, le parole sono allegri, divertenti, leggeri.
E poi dopo essere stato in Spagna prova a tornare in Italia: la gente mentre balla non si guarda, è seria, concentrata sui passi, che diventano meccanici, si guardano intorno per assicurarsi di essere ammiratri e vantarsi di tutte le lezioni per cui hanno pagato. La musica dov’è? Arriva da fuori. Con il loro corpo rigido, i movimenti meccanici, gli sguardi seri, la saccheggiano della sua solarità, della sua vita. Che tristezza, mi viene da pensare. E dov’è finito il divertimento?
Ma non per questo divento triste. Viaggiare serve anche a questo: capisci che una stessa cosa può essere diversa da paese a paese, che a volte fuori casa ci sono cose migliori e che non è detto che se nasci in un posto devi per forza seguire quella cultura, puoi sempre essere cittadino del mondo ed essere libero di copiare o prendere in prestito un'abitudine migliore della tua.