domenica, settembre 02, 2007

La domenica in periferia è tutto silenzio.
Si riesce a sentire persino il rumore delle foglie che corrono sull'asfalto, gli uccelli sugli alberi e i passi del mio cane (il mio "muntunìn", come dice mia zia) sempre intento a catturare lucertole, sotto questo sole ancora caldo.
Poi entro in una stradina di campagna, qui il silenzio è rotto dai grilli tutti indaffarati nelle loro cose di ogni giorno, dalle foglie di granoturco (che forse è quasi ora di raccogliere) e dalle parole che piano piano affiorano dai miei pensieri. Cosa dicono? Penso con calma e mi godo ancora il sogno della notte prima. Mi rimarrà ancora per un po' e lo rivivo senza fretta.
Una mano sfiora un'altra, le sta raccontando dell'azzurro e del rosa, del rosa e del marrone, di petali che si lasciano cadere, arresi, e della terra che le accoglie come un cuscino caldo e morbido.
I grilli continuano il loro canto.
La mano scivola, ha paura del bianco e dell'arancione, ma è sicura di quello che sta dicendo, e l'altra è sicura di quello che sta ascoltando.
Poi gli occhi, fermi, decisi...
e i petali toccano la terra,
niente di più e niente di meno,
una semplice e sincera carezza fra due labbra,
solo per un secondo,
o forse per anni.

Eddie intanto si è messo all'ombra di un cespuglio, accaldato e ansimante. Mi guarda come per chiedermi cosa fare e dove andare. Gli dico che forse dovremmo tornare alla realtà. Ma lui mi sorride, chiude gli occhi e si gode senza fretta l'arietta di settembre.

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