venerdì, giugno 22, 2007

In questa società di immagini veloci, di parole assordanti, di emozioni esasperate è sempre più difficile trovare persone che ascoltano.
Le parole si perdono negli occhi della persona a cui parliamo, che viene facilmente distratta da qualcuno o qualcosa evidentemente più interessante. Le nostre parole diventano suoni confusi e solitari anche alle nostre orecchie. E in quel momento ti chiedi che senso ha parlare. Tutta colpa del caldo, di quest'afa che soffoca anche la mente ...così dicono...sarà....
I dialoghi sono pieni di frasi interrotte, spezzate dall'indifferenza, dal "tanto so già quello che mi stai dicendo".
Tutti hanno bisogno di sfogarsi, di buttare fuori la rabbia o di capirsi, di far capire, di convincere...ma dall'altra parte chi c'è?
A volte torno indietro negli anni, molto indietro. Quel guscio di silenzio era molto rassicurante. Peccato averlo perso per strada.

1 commento:

Rendl ha detto...

"Ojalá nunca nadie nos piediera nada, ni casi nos preguntara, ningún consejo ni favor ni préstamo, ni el de la atención siquiera, ojalá no nos pidieran los otros que los escucháramos, sus problemas míseros y sus penosos conflictos tan idénticos a los nuestros...". Così comincia "Tu rostro mañana 2.Baile y sueño" del mio ammirato Javier Marías. Tutti parlano, tutti chiedono, tutti chiacchierano e ci si perde nel rumore di fondo delle parole vuote di senso (o scarse del medesimo).Contro il silenzio assoluto, l'unica maniera di "seguir padelante" sarebbe un dialogo sano, fatto di ascolto e curiosità reciproca. Il punto è che oggi ci si sforza di bombardare le persone d'informazioni e chiacchiere inutili così da assopire sia la "curiosità sana" che l'ascolto reciproco. Así es - y así nos va la vida, en estos tiempos de alegre y desaforado caos mediático...
Un abrazo mittika!Desde Pisa
Anto - o Rendl