martedì, aprile 13, 2010

Ti ho incontrato quando avevo 14 anni, al mare. Ti ho parlato una o due volte. Ma le persone che hanno la luce negli occhi si riconoscono subito.
Ti ho scritto, una volta in città. E tu mi hai risposto. Così siamo andati avanti due anni. Una volta sono anche venuta a trovarti.
Eri allegro, mi parlavi dei tuoi sogni, grandi cose, grandi viaggi. Volevi guidare aerei. Io invece sognavo te, o uno come te.
Poi stop.

Dopo cinque anni ti telefono. Per te sono stati anni intensi: sei un pilota, hai una moglie e una figlia. Hai paura che io voglia qualcosa da te. No, non voglio niente. Solo che sto facendo i conti con me stessa e con la mia vita e tu eri ancora una parentesi aperta. La volevo solo chiudere. Ma mi fa piacere che tu abbia fatto "grandi cose" così come ti aspettavi.
Poi stop.

Passano nove anni e girovagando su internet vedo delle foto che hai scattato dal tuo aereo. Montagne, nuvole, mari, luoghi molto lontani che non ho mai visto. Penso che in fondo non sei cambiato, che nella tua anima ci sia sempre molto stupore e allegria per la vita.

Senza che tu lo sappia sei stato un amico e questo è l'unico modo per dirtelo.

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