giovedì, novembre 23, 2006

Apro la posta e ricevo tre mail.
Tre risposte a "lettere" che ho mandato ieri (la velocità con cui ti risponde una persona è indicativa: se ci tiene a raccontare, a farti sapere penso sia già un ottimo segno).
Tre vite lontane da me.
Tre cuori che in questo momentono battono per motivi diversi.

M.G. era un'amica "del cuore" delle elementari. Non l'ho più rivista fino a poco tempo fa. Ma nulla è cambiato, l'affinità è tornata in due minuti. Mi racconta che adesso si occupa di arte, fa sculture. Però decide di passare l'inverno a Londra. Intanto, mi dice, per battere i denti qui, vado un po' là...niente da dire effettivamente. Allora gli do il numero di telefono di un mio cugino inglese, J., così magari le può dare una mano. Mi piace l'idea che due persone care si possano fare compagnia.
Anche J. si occupa di arte, dipinge.
Penso che i due possano trovarsi bene insieme, chissà che altro.
Entrambi mi scrivono da Londra. Il loro primo incontro sarà giovedì. oggi. Lei, per non sbilanciarsi, mi dice che è contenta di verderlo per parlare un po' inglese. Lui mi dice che è un po' nervoso perchè dalla mia descrizione sembra una persona interessante. E sicuramentente lo sarà per lui...
Lei si congeda dalla mail mandandomi "un sorriso" (strano, non mi era mai capitato, ma bello, me la immagino mentre mi sorride).
Lui mi saluta con un "take care". Ok, penso, cercherò di prendermi cura di me stessa, di trattarmi bene.

E poi l'ultima mail arriva da molto lontano. R. è nel cuore dell'Africa, perchè, mi dice, quello è il suo cuore. Attraverso le sue parole, il posto in cui sta vivendo diventa nella mia testa un paradiso, "una meraviglia", come dice lei. E allora mi chiedo come mai a volte si nasca nel posto sbagliato, come mai si è costretti a scegliere, a far soffrire chi ti sta intorno per seguire il proprio cuore.
E io penso che alla fine, in mezzo a questa nebbia, non ci sto poi così tanto male. A volte ti svegli e non vedi dall'altra parte della strada:-) ma perchè verderci sempre chiaro? Puoi immaginare che lì al posto della solita casa ci sia un castello, o una spiaggetta deserta (improbabile, ma possibile).

E io da qui raccolgo le loro emozioni. Mi immagino M.G. alle prese con una nuova lingua, alla ricerca di un lavoro diverso dal suo. La vedo attraversare la metropoli avvolta nel suo cappotto o in quei maglioni larghi che porta spesso, in quel freddo, che lei dice essere tutto sommato piacevole.
E poi immagino J. che nella routine di tutti i giorni a volte si distrae e immagina a come può essere la mia amica di infanzia. La pensa come l'ho descritta io: alta, con i capelli corti, molto carina, interessante. E poi forse spera, in fondo al suo cuore, che qualcosa possa nascere. Che qualcuno abbia voglia di donargli un po' di calore dall'Italia, dalle sue origini, in quel paese a volte così freddo, in quella città con troppa gente.
E alla fine sono contenta se penso a R. che finalmente ha trovato il suo "posto", che sorride se pensa alla sua vita. A volte forse chiude gli occhi, fa un lungo respiro e in un attimo tutta l'Africa è dentro di lei. E poi li riapre e decide che quel giorno vorrà aiutare anche gli altri ad essere felici, forse, semplicemente, donando tanto amore.

2 commenti:

Rendl ha detto...

Come cassa di risonanza tra stati d'animo altrui... Concordo con te: la nebbia non deve essere per forza sinonimo di angoscia. A volte si capisce meglio quando non si comprende davvero tutto. Mi fai venire in mente una domanda che è anche il titolo di un romanzo: "Che ci faccio qui?". Sarà poi vero che esistono "tipi nomadi" e "tipi domestici"?
Ti abbraccio

BAB ha detto...

La nebbia ci appartiene, ci si nasce tra la nebbia e chi non è mai stato qui non riesce ad abituarsi, non ci riuscirà mai. Io cerco sempre il sole anche se sono nata tra le nebbie del Piemonte, e sono sempre in cerca, in perenne movimento, in perenne viaggio e mi chiedo: quando mai mi fermerò? Accadrà? E quanti mi inseguiranno senza riuscire a prendermi? La nebbia o il sole o il mare o la montagna la creiamo dentro di noi. E' banale lo so, ma è vero. Si può stare bene in 40 mq se qualcuno riempie per bene lo spazio intorno. Ci si può sentire soli anche davanti al paradiso che si è sempre sognato e inseguito.